La Commissione ONU globale sull'adattamento chiede investimenti contro le emergenze climatiche.

Uragani da record negli Stati Uniti e onde di calore in Europa hanno dimostrato che la ricchezza non è uno scudo adeguato. La Commissione globale per l'adattamento afferma che alcuni sforzi potrebbero contrastare gli effetti peggiori.

Il mondo deve investire immediatamente per proteggersi dagli effetti dei cambiamenti climatici o dovrà pagare un prezzo pesante in seguito, lo sostiene la Commissione globale sull'adattamento. Il rapporto ha invitato le nazioni a spendere circa 1800 miliardi di dollari (1630 miliardi di euro) in cinque aree chiave nel prossimo decennio per tamponare gli effetti peggiori del riscaldamento globale.

L'investimento, ha affermato la commissione, genererà oltre 6.400 miliardi di euro in benefici netti. "Siamo l'ultima generazione che può cambiare il corso dei cambiamenti climatici e siamo la prima generazione che deve quindi convivere con le conseguenze", ha dichiarato l'ex capo delle Nazioni Unite Ban Kimoon, che presiede la commissione, al lancio del rapporto a Pechino.

Gli investimenti oggetto del rapporto consistono in:
- sistemi di allarme rapido (vedi Sistemi di allerta anticipata),
- infrastrutture resilienti al clima,
- protezione delle mangrovie,
- migliorie all'agricoltura,
- miglioramento dello sfruttamento di risorse di acqua dolce.

Secondo gli autori, l'investimento si ripagherà da solo più volte. Le mangrovie, foreste tropicali di mare, proteggono dalle mareggiate e fungono da vivai per la pesca commerciale, ma almeno un terzo di esse a livello globale è stato sradicato per turismo o acquacoltura.

Il documento ritiene che le azioni globali attualmente intraprese siano promettenti ma insufficienti. La mancanza di azione contro i cambiamenti climatici entro il 2030 potrebbe spingere oltre 100 milioni di persone nei paesi in via di sviluppo al di sotto della soglia di povertà.

Nella storia venticinquennale dei negoziati ONU sul clima, l'adattamento è stato a lungo visto come un problema che riguardasse solo le nazioni povere e in via di sviluppo. Ma le recenti massiccie inondazioni e una serie di uragani da record negli Stati Uniti, insieme a feroci ondate di calore in Europa e in Giappone, hanno dimostrato che vivere in paesi ricchi non è sufficiente.

Dominic Molloy, coautore del rapporto del Dipartimento britannico per lo sviluppo internazionale, ha affermato che una nuova attenzione all'adattamento non dovrebbe sminuire la necessità di ridurre l'inquinamento da CO₂.

La temperatura media della superficie terrestre è salita di 1°C dalla fine del 19° secolo ed è sulla buona strada per scaldarsi di altri due o tre gradi entro la fine del secolo.

L'accordo di Parigi del 2015 prevede di limitare il riscaldamento globale a 2°C, e "ben al di sotto": se possibile, sarebbe meglio limitarsi a 1,5°C. L'accordo, però, è virtualmente saltato quando Donald Trump si è ritirato dal patto nel 2017.

Il costo stimato di di adattamento di 1630 miliardi di euro del rapporto per il periodo 2020-2030 non è una stima delle esigenze globali: copre solo i sistemi di allarme e le altre quattro aree identificate.

Il ricavo di 6.400 miliardi di euro si basa sul calcolo della Banca mondiale secondo cui il valore dei danni causati dai cambiamenti climatici sta aumentando, in media in tutto il mondo, di circa l'1,5 per cento all'anno.