Non solo greenwashing: c'è anche qualcuno che si impegna veramente per l'economia circolare. Sorprendentemente, anche tra le multinazionali. Due parole con Michael Murphy, direttore di produzione presso DELL, gigante dell'informatica e leader mondiale nel riciclo hi-tech.

Un percorso lungo, pieno di difficoltà, ha portato DELL al vertice del settore del riciclo. Spinta dai clienti istituzionali, il colosso IT ha coinvolto tutte le funzioni aziendali per generare numeri impressionanti di riciclo. Molti fatti, poche chiacchiere, in controtendenza rispetto ai principali concorrenti.

Dopo le nostre prese di posizione contro il greenwashing, siamo stati accusati di essere sempre e solo distruttivi, di non fare delle proposte concrete, di essere sempre contro le multinazionali. Essendoci dato il ruolo di portavoce delle piccole e medie aziende italiane del riciclo, è chiaro che i colossi, con le loro politiche egemoniche, non ci entusiasmino.

Ma questo non significa che non ci siano alternative alla finta sensibilità ambientale di Apple, che da un lato presenta il robottino pirla che ricicla un centesimo dei dispositivi prodotti, e dall'altro fa distruggere sistematicamente aggeggi funzionanti per mantenere alto il valore del nuovo.

Abbiamo raccolto questa sfida, e abbiamo identificato in Dell, sempre multinazionale, sempre hi-tech, un esempio virtuoso. Per Dell, l'hardware obsoleto è visto come una risorsa piuttosto che un intralcio. In Nord America, il programma Dell Reconnect con Goodwill Industries ritira le apparecchiature informatiche di qualsiasi marchio per il ricondizionamento o il riciclo. Dal 2008 la società riferisce di aver raccolto 1,85 miliardi di euro di elettronica dai propri programmi di recupero in tutto il mondo. Questo fatto li rende il maggior riciclatore mondiale nell'hi-tech.

Sarà perché l'azienda ha come clienti numerose amministrazioni pubbliche, di solito più lungimiranti e meno ossessionate dal prezzo rispetto ai consumatori privati, ma sembra proprio che per Dell economia circolare non siano solo parole vuote. Michael Murphy, Direttore Senior di produzione presso Dell, parlerà dell'economia circolare alla Conferenza Environmental Leader del 2017 nel mese di giugno. Il sito web environmentalleader.com lo ha intervistato per scoprire come il più grande riciclatore di tecnologia del mondo sta operando verso l'economia circolare. Riportiamo alcuni stralci dell'intervista.

Cosa significa l'economia circolare per Dell?
L'economia circolare per Dell significa business intelligente. Abbiamo moltiplicato l'impegno per rendere efficienti i nostri prodotti e imballaggi. Abbiamo iniziato a lavorare in modo più trasversale oltre la progettazione dei prodotti.

L'approccio di Dell per la riduzione dei rifiuti è cambiato nel tempo?
Lo scopo di Dell inizialmente era portare il maggior numero di PC sul mercato. Abbiamo cercato di progettare prodotti da costruire rapidamente. Successivamente abbiamo lavorato sulla progettazione delle linee di produzione. Poi abbiamo lavorato sull'ampiezza della gamma, ed è sorto il problema della manutenzione. Anni fa, infine, ci siamo occupati della riciclabilità dei nostri prodotti usciti dal mercato.

Alcuni utilizzatori volevano il contenuto dei loro prodotti riciclato nei nuovi prodotti. Alcuni di questi erano nel settore della pubblica amministrazione. Dal 2015, per esempio, abbiamo riciclato più di 12,4 milioni di libbre solo di materie plastiche in questi prodotti.

Come avete fatto a unire i team di progettazione, ritiro, acquisti e vendita?
Stiamo parlando di importanti parti del business. Sono tutti bravi in quello che fanno. Ma quando si inizia ad esaminare un'economia circolare, è necessario fare un passo indietro, far pensare i sistemi e far parlare la gente sull'obiettivo finale. Per il team degli acquisti, il costo del componente che usciva da un processo a ciclo chiuso inizialmente sarebbe stato leggermente superiore a quello di quelli di altri fornitori. Ma sapevamo che, nella scala massima, il costo sarebbe stato più basso di quello dei componenti nuovi.

A lungo termine, non solo i costi di approvvigionamento diminuiscono, ma è possibile iniziare a negoziare con i fornitori di materiali primari per un modello di costo diverso. Ora stiamo ottenendo una creazione di valore per i prodotti che tornano sul mercato e creano vantaggi per ogni unità aziendale.

Come funziona effettivamente il programma di riciclaggio?
Abbiamo il più grande programma di riciclaggio tecnologico sul pianeta. Offriamo un ritiro gratuito in 83 paesi e territori, e offriamo il ritiro come servizio per i clienti aziendali. Guardiamo ai PC che stanno tornando dal mercato come una risorsa. Il primo passaggio è il ricondizionamento. Il prodotto recuperato entra nel centro di recupero, viene rivenduto se ricondizionato oppure smontato e i componenti saranno recuperati per produrre sistemi ricondizionati.

I nostri prodotti, come molti, raggiungono un punto in cui non è più utile provare a riutilizzare il sistema. Così abbiamo una rete di partner ambientali che rispettano i più alti standard di riciclo. I PC sono un tipo di prodotto complesso, ma sono ancora in grado di generare flussi di valore. Una chiave è l'estrazione dei metalli preziosi. Abbiamo contribuito alla progettazione per la riciclabilità in modo che i nostri partner possano ottenere facilmente i materiali più reperibili e farli tornare nel nostro prodotto o in altri settori.

C'è stato un momento non facile nel vostro programma?
Sì, proprio all'inizio. Nel 2008, a causa della domanda da parte degli acquirenti pubblici e istituzionali, cominciammo a utilizzare materiali riciclati: iniziammo con la plastica. Dovevamo usare la plastica riciclata delle bottiglie di acqua, il PET. Il costo per questo materiale era salito perché anche altre industrie usavano il PET riciclato. Così decidemmo di chiudere il nostro ciclo sui materiali già presenti nei nostri prodotti.

Nacque così il progetto PCR, che coinvolse le funzioni progettazione, ritiro, acquisti e vendite. Non avevamo alcuna intenzione di fare un progetto dimostrativo. L'intento era quello di portarlo a scala reale. Siamo stati in grado di farlo anche con la fluttuazione dei prezzi del petrolio che influenzano il costo della plastica. Avevamo fissato un obiettivo di riciclare 50 milioni di libbre di materiali nel nostro prodotto entro il 2020. Abbiamo raggiunto questo obiettivo nel 2016. Per il 2020 lo abbiamo elevato a 100 milioni di libbre. Se si può fare profitti riciclando le materie plastiche che sono abbastanza poco costose, diventa un obiettivo possibile per i riciclatori realizzare i volumi necessari per chiudere il ciclo su materiali a più alto costo.

Qual è il suo consiglio ad altre aziende?
Devi essere disposto a prendere rischi e essere disposto a fallire. Avevamo quasi fallito nella prima formulazione del progetto PCR. Ci siamo intestarditi, abbiamo valutato altre possibilità. Non abbiamo fatto alcun compromesso sul prodotto. E questo ci sta premiando con i nostri clienti e i nostri partner.