Stop di Legambiente dopo l'indagine "Beach Litter" : bisogna attuare un vero e proprio programma per ridurre i rifiuti e l'inquinamento della fauna marina

Analizziamo insieme l'indagine effettuata da Legambiente, denominata "Beach Litter", che riporta i dati riguardanti la grande quantità di rifiuti trovati sulle nostre meravigliose spiagge.
Necessario un programma per ridurre l'inquinamento marino.

Cresce sempre di più la quantità di rifiuti depositati sulle spiagge italiane: 714 rifiuti trovati ogni cento metri quadrati di spiaggia, per un totale pari a 33.550 su 106.254 mq di litorale analizzato da Nord a Sud.

La crescita lo si può notare anche confrontando i dati degli anni passati in posti come la foce del Tevere a Fiumicino (Roma), dove i volontari di Legambiente hanno raccolto fin'ora 5.500 rifiuti in soli 100 metri, che finiscono poi nel grande fiume romano, il quale probabilmente raccoglie tutta la sporcizia.

L'indagine, denominata "Beach Litter", viene effettuata da Legambiente ogni anno , dopo la prima del 2014, durante la campagna "Clean-up the Med", comprendente tutte le spiagge del Mediterraneo.

Legambiente spiega che i durante questa analisi, i volontari cercano sulle spiagge scelte la quantità e il tipo di rifiuti, cercando anche di quantificare il genere più frequente, oltre alla provenienza.

Il risultato fa capire quanto sia un'emergenza sia ambientale, che economica e assolutamente turistica da risolvere mettendo a punto dei piani concreti per ridurre la presenza di rifiuti nel mare e nella fascia costiera.

Analizziamo insieme alcuni i principali rifiuti trovati.

Plastica
Sono state esaminate esattamente 47 spiagge solo nel 2016, una superficie pari a 800 campi da beach volley, in cui sono stati trovati più di 33.600 rifiuti.

All'apice della classifica troviamo appunto quelli plastici che, insieme al polistirolo, costituiscono il 76% dei rifiuti trovati sulla riva, trattandosi principalmente di bottiglie, shopper, tappi, stoviglie usa e getta.

Sono totalmente, forse, innocui, ma a con l'aiuto di onde, corrente, e radiazioni solari, sono destinati a diventare milioni di micro particelle che si disperdono nel mare e sulla costa, creando un inquinamento incalcolabile.

La fauna marina ingerisce le micro particelle, assorbendo le sostanza tossiche accumulate dalla plastica e tramite la catena alimentare, la plastica, insieme alla sostanze nocive, arriva direttamente nei nostri piatti.

Cotton Fioc

Al secondo posto della classifica troviamo tutti i rifiuti presenti per la mancata o addirittura sbagliata, depurazione fognaria, come i cotton fioc, i blister dei medicinali, gli assorbenti e i deodoranti per il water, arrivando ad essere il 14% del totale, di cui un buon 13% sono solo i cotton fioc.

Mozziconi di sigarette

Al terzo posto con l'8%, vi sono i tanto discussi mozziconi di sigaretta uniti ai loro pacchetti e agli accendini, che dopo averli usati, vengono gettati sulla sabbia.

Secondo Legambiente infatti, sono solo il frutta di una pessima abitudine che persiste, purtroppo da anni, senza far capire quanto siano ricchi di sostanze tossiche che inquinano, e non poco, il mare e l'intero ecosistema.

Inoltre, i volontari, hanno anche trovato rifiuti legati al mondo della pesca, materiali da costruzione, detersivi, vetro e sacchetti di patatine.

Ma secondo Legambiente questo è solo ciò che possiamo vedere ad occhio nudo, infatti il 70% affonda e solo 15% (ciò che è quindi possibile vedere) rimane a galla.

Ed è proprio per questo motivo perciò, che bisogna fare un programma che aiuti a ridurre la quantità di rifiuti presente nei nostri mari e sulle nostre meravigliose spiagge, come previsto dalla direttiva Ue Marine Strategy, non ancora attuate in Italia.