Gli abitanti di parte delle province di Verona, Vicenza e Padova sono preoccupati per l'acqua contaminata dai Pfas. Le responsabilità dell'industria e della politica.

L'emergenza dell'acqua contaminata dai Pfas e le malattie a cui i cittadini possono andare incontro: sono le conseguenze di anni di inquinamento. I mancati controlli delle autorità chiamano la politica a correo.

I riflettori sono nuovamente accesi sul Veneto e sul tema dell'inquinamento da PFAS. Secondo l'ARPAV, l'Agenzia Regionale Veneta per la Salute, "i PFAS sono composti che, a partire dagli anni cinquanta, si sono diffusi in tutto il mondo, utilizzati per rendere resistenti ai grassi e all'acqua tessuti, carta, rivestimenti per contenitori di alimenti ma anche per la produzione di pellicole fotografiche, schiume antincendio, detergenti per la casa. Come conseguenza dell'estensiva produzione e uso dei PFAS e delle loro caratteristiche chimiche questi composti sono stati rilevati in concentrazioni significative nell'ambiente e negli organismi viventi."

"Nel 2006 l'Unione Europea ha introdotto restrizioni all'uso del PFOS, una delle molecole più diffuse tra i PFAS, da applicarsi a cura degli Stati membri. Per le acque potabili non sono ancora definiti e non esistono limiti di concentrazione nella normativa nazionale ed europea; la Regione del Veneto ha recepito le indicazioni del Ministero della Salute sui livelli di performance da raggiungere nelle aree interessate da inquinamento da composti fluorurati.
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L'attenzione si è concentrata particolarmente sulle mancanze e forse ritardi del presidente della Regione, Luca Zaia, il quale solo ora ha riconosciuto come emergenza una situazione che va avanti da troppo tempo.

Secondo il direttore della Sanità della Regione Veneto, Domenico Mantoan, l'emergenza dei Pfas sarebbe già stata affrontata e risolta. Anche per Loredana Musumeci, dell'Istituto Superiore della Sanità, la salute dei cittadini sarebbe tutelata. Ma è davvero questa la situazione? Sembrerebbe di no, visto che l'acqua che esce dai rubinetti delle case venete oggi risulta essere contaminata Pfas, veleni che la gente del posto consuma da oltre 40 anni.
La responsabilità sembra ricadere principalmente su un'azienda, la Miteni, produttrice di composti fluorochimici, che pare abbia per anni inquinato la falda acquifera che rifornisce proprio gli acquedotti di Verona, Padova e Vicenza.

L'acqua tossica finisce per essere usata per abbeverare gli animali, per irrigare i campi, che producono alimenti che finiscono sulle tavole degli italiani, diventando di conseguenza un'emergenza nazionale, non più confinata nelle tre province venete.

La situazione degli alimenti non è sotto controllo, come ha affermato la stessa Regione Veneto, e non è un caso che i Pfas siano stati trovati in pesci, tacchini, uova, polli ma anche in insalata, e con valori molto alti. La contaminazione è in atto da molto tempo, era già nota dal 2013, ma non è mai stata diffusa nei media.

L'unica a saperlo, forse avrebbe potuto essere la Miteni, se verranno confermate le sue responsabilità. I PFAS aumentano l'esposizione a diverse malattie, come l'aumento del colesterolo, le malattie della tiroide e alcuni tumori, specialmente a testicolo e rene, e nelle donne cancro alla mammella.



I cittadini sono naturalmente spaventati, soprattutto perché i PFAS si accumulano nel sangue anche con valori elevati. Motivo per cui la Regione Veneto ha proposto di sottoporre la popolazione contaminata alla cosiddetta plasmaferesi, ovvero la pulizia del sangue.
Il problema è che la plasmaferesi è e rimane una semplice sperimentazione che non è mai stata fatta prima d'ora, nonostante la Regione l'abbia presentata come "trattamento", arrivando a considerare i cittadini come cavie senza evidenziare i rischi che la plasmaferesi comporterebbe: cali di pressione che possono provocare svenimenti.

Il Noe (Nucleo Operativo Ecologico) di Treviso, ritiene che la Miteni fosse stata a conoscenza da molto tempo dei rischi di inquinamento del sito. I vertici dell'azienda continuano a smentire di essere stato in possesso da molto tempo di questa informazione e minimizzano le malattie a cui vanno incontro le persone che consumano l'acqua contaminata. E se Miteni minimizza, per fortuna Zaia ha chiesto al Governo lo stato di emergenza.