Le capacità biochimiche dei batteri potrebbero essere utili al riciclo di metalli da materiali elettronici.

Dopo ricerche durate più di un decennio, i ricercatori dell'Università di Adelaide che studiano il ruolo dei microrganismi nella trasformazione dell'oro, hanno scoperto tracce di trasformazioni biogeochimiche su oro di giacimento. Velocizzare questo processo renderebbe preziosi cascami oggi gettati.

Da più di un decennio i ricercatori dell'Università di Adelaide studiano il ruolo dei microrganismi nella trasformazione dell'oro. In natura i batteri sono in grado di sciogliere e riconcentrare l'oro, un processo che permette l'eliminazione di gran parte dei contaminanti e crea vene aurifere.

I ricercatori dell'Università di Adelaide in Australia hanno analizzato numerosi grani d'oro raccolti da West Coast Creek utilizzando il sistema della microscopia a elettroni ad alta risoluzione, e hanno scoperto che su ogni grano d'oro si erano verificati i cinque cosiddetti "episodi" di trasformazione ciclica biogeochimica dell'oro.

Come ha spiegato il dottor Frank Reith, dell'Università di Adelaide, ogni episodio impiega da 3,5 a 11,7 anni per formare l'oro secondario. "Sono risultati sorprendenti," dice Reith, "che ci convincono della possibilità della nascita di molte applicazioni interessanti come l'ottimizzazione dei processi per l'estrazione d'oro e la rielaborazione di vecchie scorie di elettronica riciclata, che oggi non sono sostenibili a livello economico."

"Se fosse possibile rendere più veloce questo processo, allora il settore della lavorazione secondaria dei metalli potrebbe cambiare radicalmente, rendendo lavorabili scorie oggi gettate in discarica, con conseguente perdita di preziose risorse minerarie," come conferma il dottor Jeremiah Shuster. E i tentativi iniziali per accelerare queste reazioni sembrano promettenti.