Una regione più grande della Danimarca sarà sfruttata per miniere. Le autorità brasiliane usano ancora una volta l'Amazzonia per alleviare la povertà nel paese.

Abolite le zone di riserva naturalistiche e culturali (ci sono tribù indigene non contaminate dal mondo esterno) per far spazio alle miniere. Ancora una volta il Brasile imbocca la scorciatoia delle risorse per tirarsi fuori dalla povertà.

Il Brasile ha concesso quasi un terzo di una vasta riserva nazionale nell'Amazzonia per l'estrazione mineraria. L'area, che si ritiene ricca di oro e di altri minerali, copre 45.000 km quadrati attraverso gli stati settentrionali di Amapa e Para una zona più grande della Danimarca. Un decreto del presidente Michel Temer aveva abolito l'area protetta, nota come Riserva Nazionale di rame e associati.

Gli ambientalisti hanno espresso preoccupazioni per la conservazione della foresta e delle aree indigene, ora a rischio, e hanno dichiarato che la concessione è un attacco alla biodiversità, alle popolazioni locali e al ruolo della foresta pluviale come "polmone del mondo".

Il WWF ha suggerito che una corsa all'oro nella regione potrebbe causare "danni irreversibili" alle culture isolate all'interno di essa.

Tuttavia, il governo brasiliano sostiene di aver mantenuto nove aree di conservazione naturalistica, mentre per quanto riguarda le aree territoriali indigene all'interno della zona, esse dovrebbero continuare a essere legalmente protette.

In una dichiarazione il governo ha dichiarato: "L'obiettivo della misura è quello di attirare nuovi investimenti, generando ricchezza per il paese, occupazione e reddito per la società, sempre basata sul rispetto della sostenibilità".

La preoccupazione per una tale decisione riguarda sia le sorti della biodiversità della regione e delle tribù indigene che vivono nel luogo, ma anche quelle del pianeta. Gli impatti delle politiche forestali possono aumentare le emissioni globali di anidride carbonica, o meglio, diminuire il loro abbattimento dovuto alla respirazione effettuata dalle foreste pluviali.

È una questione delicatissima il fatto che la tutela di un patrimonio così importante dell'umanità sia affidato ai governanti di un paese così oppresso dalla povertà. Forse sarebbe il caso che i grandi consumatori di ossigeno del pianeta offrissero una parte dei proventi generati dalla produzione di CO2 ai custodi della foresta amazzonica, in cambio della sua tutela e conservazione.