La Brexit sarà una tragedia per l'ambiente. È l'opinione di Janez Potocnik, ex commissario per l'ambiente dell'UE al convegno "Resourcing the Future" indetto dal CIWM.

Janez Potocnik, ex commissario per l'ambiente dell'UE, co-presidente del Panel Risorse Internazionali del Programma Ambiente delle Nazioni Unite, fautore del primo pacchetto di Economia circolare al tempo in cui era commissario UE per l'ambiente nel 2010-2014, sostiene che ogni spinta disgregativa come la Brexit è in realtà tragica. L'attuazione degli obiettivi ambientali dovrebbe essere la priorità dei governi e senza una chiara leadership e una migliorata "governance globale", non sarà possibile.

L'avvertimento di Janez Potocnik, commissario UE per l'ambiente nel 2010-2014, sulla Brexit è arrivato durante il suo intervento all'evento "Resourcing the Future" indetto dal CIWM (Chartered Institution for Wastes Management) a Londra del 28 giugno.

Nel suo discorso in qualità di co-presidente del Panel Risorse Internazionali del Programma Ambiente delle Nazioni Unite, Potocnik ha affermato che per ottenere un miglioramento ambientale esiste la necessità fondamentale che i paesi lavorino da un livello europeo a un livello globale.

"Credo fermamente che avremo bisogno di un governo di scala globale se vogliamo evitare i conflitti in futuro," ha dichiarato Potocnik, fautore del primo pacchetto di Economia circolare al tempo in cui era commissario UE per l'ambiente nel 2010-2014.

"I paesi devono rinunciare ad alcune delle loro prerogative per poter gestire alcuni problemi a un livello superiore. Da questo punto di vista ogni spinta digregativa come la Brexit è in realtà tragica". Secondo Potocnik, attualmente, "il capitale finanziario è sovravvalutato, quello umano è sottovalutato e quello ambientale non viene affatto valutato".

Ciò equivale a dire che le esternalità ambientali e i costi dell'economia lineare, pur elevatissimi, vengono negati "indebitando l'intera società". Secondo Potocnik questo avviene perché questi costi non sono pagati da coloro che producono e consumano beni o servizi, ma vengono pagati da altri o lasciati per le generazioni future.

Quando i paesi intraprendono lo sviluppo economico, la loro impronta globale aumenta, ha spiegato Potocnik. Di conseguenza, occorre effettuare il 'decoupling', il disaccoppiamento tra sviluppo e uso delle risorse. E la parte sviluppata del mondo ha la responsabilità di trovare soluzioni anche per chi non ha ancora affrontato le sfide ambientali.

Nonostante il tono generalmente allarmato della sua presentazione, soprattutto quando ha parlato disfide ambientali, Potocnik ha osservato che l'economia circolare è una "grande opportunità" per nuovi sviluppi, imprese e posti di lavoro.

Gli argomenti trattati nella sua presentazione comprendono una sintesi delle sfide che il mondo sta affrontando: i diversi modelli economici, la gestione delle risorse, la leadership, la governance, il ruolo dell'UE e gli obiettivi di sviluppo sostenibile.

Entro il 2050, la popolazione mondiale avrà raggiunto quasi 10 miliardi e i consumi della classe media continuano a salire. Questa rapida crescita della popolazione sta mettendo a dura prova le risorse globali, come il cibo e le materie prime. La gestione della produzione alimentare deve essere riesaminata alla luce di altre aree problematiche, come il cambiamento climatico.

Nonostante la crescita della popolazione, il consumismo è stato il maggior responsabile dell'uso dei materiali tra il 1970 e il 2010, e l'efficienza nell'uso dei materiali è paradossalmente diminuita. Potocnink ha anche sottolineato che gli obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals - SDG) "devono essere presi seriamente se si vuole evitare "crisi globali e inter-sistemiche e frequenti conflitti".

Ha affermato che l'attuazione degli SDG dovrebbe essere la priorità dei governi e dovrebbe essere collegata a "decisioni fondamentali della politica economica". Senza una chiara leadership e una migliorata "governance globale", gli SDG sono solo "pensiero vago".