Primo bilancio, decisamente fallimentare, di un'iniziativa che qualche anno fa prometteva di rivoluzionare il mondo dell'energia: i nuovi pannelli fotovoltaici con led, con cui tappezzare le strade del mondo.

L'iniziativa Solar Roadways, che sbancò i social sette anni fa, fa i conti con la cruda realtà: le segnalazioni luminose di giorno non si vedono, i pannelli costano troppo e si deteriorano facilmente.

Il progetto Solar Roadways era diventato massicciamente virale nei social network qualche anno fa. Qualcuno affermava fosse la soluzione definitiva alla crisi energetica mondiale. L'idea era quella di realizzare pannelli solari sulle strade per produrre elettricità. Al posto delle strisce dipinte, una nuova generazione di pannelli e led segnalatori. Da queste affermazioni, partirono azioni social, crowfunding, e ogni sorta di moderna campagna di evangelizzazione e finanziamento.

Troppo bello per essere vero? Infatti. Dopo anni di sviluppo e milioni di dollari spesi (inclusi finanziamenti pubblici), tutte le Solar Roadways installate oggi producono meno energia di quella occorrente per arrivare a un qualsiasi pareggio economico, anche fissato tra migliaia di anni. Le strade solari sono costose e producono molto meno elettricità di quanto potrebbe essere prodotto se i soldi fossero usati per un impianto solare tradizionale, ma anche semplicemente piazzando gli stessi pannelli a fianco della strada.

L'equivoco nasce da un'errata interpretazione dei numeri: la rete stradale mondiale copre un imponente cifra di 16,3 milioni di chilometri. A prima vista sembra ragionevole coprirli con pannelli solari, che in teoria potrebbero generare una quantità di energia elettrica sufficiente ad alimentare il fabbisogno totale di energia. Supponendo che la strada media sia 8 metri di larghezza, l'area disponibile sarebbe 130.400.000 metri quadrati (centotrenta milioni!). Mettendo i pannelli solari su una frazione di essi, in teoria, si potrebbe generare abbastanza per alimentare l'intero mondo. Tuttavia, ciò è possibile solo nelle migliori condizioni, quando i pannelli solari sono esposti alla luce diretta del sole.

Dopo sette anni di esperimenti, nessuna strada solare ha portato un reddito positivo in termini di cash-flow. Invece, i progetti hanno causato una serie di problemi che richiedevano grandi spese di manutenzione. Il primo problema è la scarsità di luce. In un impianto solare tradizionale, i pannelli sono angolati verso il sole per massimizzare l'efficienza. Negli impianti più avanzati, i pannelli vengono fatti ruotare per mantenere la migliore esposizione, migliorando ulteriormente la quantità di energia da estrarre. Dell'energia che lo colpisce, un pannello solare tipico può assorbire circa il 20%. Ottimizzare la quantità di luce è necessario per un sistema efficiente in termini di costi.

D'altra parte, le strade sono piatte, minimizzando l'esposizione dei pannelli, a causa di un angolo non ottimale. L'errato posizionamento comporta una perdita di potenza del 60% rispetto a un pannello solare classico. La già piccola quantità di energia disponibile è ulteriormente limitata dall'ambiente circostante. Nelle migliori condizioni, i pannelli si trovano in posizioni svantaggiate, senza considerare l'usura costante per tutta la vita.

Un altro problema riscontrato è la scarsa efficacia dei led nel sostituire le strisce dipinte. Con i LED attuali, il consumo energetico è ancora troppo alto per essere visibili di giorno, e le lampade si bruciano troppo velocemente per renderla una soluzione economicamente valida. I LED nei semafori utilizzano una schermatura per bloccare la luce diretta del sole. Invece, le luci inserite nei pannelli Solar Roadways sono costantemente esposte alla luce solare diretta. Le luci sono difficili da vedere durante il giorno. Di notte, la visibilità migliora, ma di notte non si produce energia. Occorrono batterie, oppure alimentare i led dalla rete.

Le applicazioni pratiche sono sempre peggiori della teoria: le Solar Roadways installate negli Stati Uniti sono state soggette a rotture, alcune hanno letteralmente preso fuoco. Il vetro che ricopre i pannelli è un altro problema: sassi e pietrisco si accumulano in superficie e agiscono come materiale abrasivo che graffia e ricopre rapidamente i pannelli. I piccoli frammenti di vetro che vengono prodotti possono anche costituire un pericolo. Quando i pannelli si consumano, il vetro diventa opaco, limitando significativamente la capacità dei pannelli di raccogliere la luce.

Sono stati presi in considerazione polimeri tecnologicamente avanzati per sostituire il vetro, ma la maggior parte di essi sono costosi da produrre in quantità sufficienti. Inoltre i polimeri, derivati dai combustibili fossili, sono un controsenso per un'applicazione solare creata per ridurre l'impronta di carbonio: ne andrebbe dell'immagine del progetto.

Il costo è comunque l'elemento che taglia la testa al toro. Calcolare la produzione teorica di energia attraverso i metri quadri è convincente, ma lo stesso criterio deve essere usato per calcolare il costo delle materie prime: solo per il vetro, la copertura di un'area sufficiente per gli USA comporta oltre 20 mila miliardi di dollari. Dieci volte la spesa globale delle pubblica amministrazione. Senza contare il costo dei pannelli solari, dell'installazione e di altri materiali.

Possiamo dire tranquillamente che le Solar Roadways non sono l'innovazione che risolverà il problema dell'energia. Invece di utilizzare tempo e denaro per sviluppare progetti scientifici impraticabili, si potrebbero fare progressi reali come il finanziamento della copertura di tutti i tetti esistenti con sistemi fotovoltaici già sperimentati.

Qui sotto un esempio della campagna virale dei Solar Roadways: