Minaccia senza precedenti per un mondo biologico quasi del tutto sconosciuto, ma pieno di legami importantissimi per la natura che conosciamo. Grandi estinzioni ma anche grandi proliferazioni di specie senza avversari né controllo.

Un team di ricerca multidisciplinare ha preparato un database enorme con i rischi di estinzione di 50.000 specie. Purtroppo non conosciamo gli effetti sugli ecosistemi di questi cambiamenti, né abbiamo la possibilità di apprendere qualcosa nel breve periodo.

Mentre il mondo continua ad avere a che fare con inondazioni e uragani senza precedenti, un nuovo studio ha rivelato che il cambiamento climatico sta anche portando all'estinzione di massa di parassiti, critici per gli ecosistemi naturali, che potrebbe aggiungersi al sesto grande evento di estinzione di massa che è attualmente in corso.

Il rapporto pubblicato nella rivista Science Advances avverte che circa un terzo di tutte le specie di parassiti potrebbe andare estinto entro il 2070 a causa dell'attività umana. Più di qualcuno potrebbe magari essere contento, ma un mondo senza zecche, pulci o vermi giganti potrebbe non essere accogliente ed equilibrato: anche i parassiti hanno uno scopo vitale in ogni ecosistema. E gli scienziati non sono sicuri di cosa accadrebbe se li perdessimo.

Il biologo Colin Carlson ha collaborato con Anna Phillips, zoologa presso lo Smithsonian Museum of Natural History, e altri 16 scienziati provenienti da otto paesi diversi, per creare un enorme database di oltre 100.000 specie di parassiti. Si sono poi concentrati su circa 50.000 specie. Tracciando come questi si muovono in relazione alle temperature, Carlson e il suo team hanno predetto che un terzo di tutti i parassiti affrontano un rischio di estinzione.

"Raramente abbiamo incontrato tassi di estinzione previsti così alti per grandi gruppi", dice Carlson. È difficile prevedere come il cambiamento climatico cambierà gli ecosistemi entro il 2070. La maggior parte dei modelli climatici concorda fino al 2030, poi le temperature aumentano a diverse velocità e le previsioni si discostano, anche in relazione a quanto il genere umano saprà reagire a questa emergenza. "Ma anche nel caso migliore," dice Carlson, "i parassiti dovranno affrontare una serie di riorganizzazioni."

Organismi che attualmente vivono in climi più caldi si sposteranno verso nord (il che significa più parassiti alle nostre latitudini). E non è chiaro come parassiti evoluti in un ambiente si comporteranno in un posto diverso. Il fatto che avranno probabilmente meno predatori naturali e meno concorrenza per le risorse richieste non depone certo bene. "Penso che questo sia una grande incognita", dice Carlson. "Una nuova ondata di parassiti invasori arriverà."

E se alcuni parassiti sono pronti all'invasione di nuovi territori, un'ampia gamma di specie affronta minacce di estinzione immediata per due ottimi motivi: la morte degli ospiti e l'habitat che cambia. La maggior parte dei parassiti trascorre almeno una parte della sua vita in ambiente aperto, spesso come larva. Questo li rende vulnerabili ai cambiamenti climatici.

"Abbiamo voluto affrontare la diversità dei parassiti nel complesso, non solo ciò che riguarda gli esseri umani", dice la co-autrice Anna Phillips. Gli scienziati stimano che una percentuale che varia dall'86 al 99,999 per cento delle specie rimanga ancora da scoprire e da catalogare. Questo dipende sia dalla numerosità abnorme dei parassiti, sia dalla scarsa propensione dei biologi: "I parassiti non sono gli organismi più glamour su cui mettere il tuo nome," osserva Phillips. Le estinzioni riguarderanno quindi quelle parti di ecosistemi che non abbiamo ancora capito, cosa che rende impossibile sapere come potranno influenzate le altre creature, quelle con cui abbiamo comunemente a che fare.

Per esempio, una peste che sta attualmente colpendo il Nord-est degli USA, l'Ixodes scapularis, nota dalle nostre parti come la zecca dei boschi, che diffonde la malattia di Lyme e la meningoencefalite (TBE), oltre ad altre infezioni non certo bonarie. Il suo habitat idoneo in realtà aumenterà del 213% entro il 2080, secondo uno studio del 2005. Gli scienziati non sanno quali effetti avranno sulle formiche, i ragni, le vespe e gli uccelli che mangiano le zecche e le bestie che li mangiano a loro volta, o i cervi e gli esseri umani che soffrono dei loro morsi.

Grazie a Carlson e colleghi, il livello di minaccia di ogni specie conosciuta è ora in un database pubblico. "L'impatto dell'estinzione di queste specie di parassiti è completamente ignoto," dice Phillips. "È veramente difficile prevedere, anche con gli scenari più ottimisti, quale sarà il livello di biodiversità nel 2070."