Gli uragani di questi giorni ci hanno insegnato alcune lezioni, la più preziosa delle quali è la lezione più antica: quanto abbiamo da perdere nella lotta contro gli eventi climatici, e quanto dannoso sia perseverare nel creare effetto-serra.

Trump sta manipolando anche i media USA: il negazionismo è prassi. Ma eventi come Harvey saranno sempre più frequenti e intensi.

Se qualcuno aveva qualche dubbio sulla solidità della presidenza Trump negli USA, ora può stare tranquillo: il biondone ha affrontato con successo tutti le spy-story connesse agli hacker russi, le nomine di persone imbarazzanti alle più alte cariche dell'unione, e, soprattutto, ha vinto sul fronte della lotta ai cambiamenti climatici.

La prova è stata il passaggio devastante dell'uragano Harvey per Houston e una parte del Texas, senza che alcun organo mainstream di informazione puntasse il dito sulle cause reali del fenomeno meteorologico: l'aumento della frequenza e dell'intensità di questi eventi estremi dovuti alle maggiori temperature cui stiamo sottoponendo il nostro pianeta. Nessun medium radio-web-televisivo, in primis CNN e ABC, ha sollevato questo problema. Questo significa che il verbo di Trump è entrato pesantemente nei media, non più esempio di indipendenza e forza, evidentemente, come ai tempi di Nixon e del Watergate.

Sul fronte dei cambiamenti climatici, il magnate mal pettinato ha fin dall'inizio della presidenza calcato la mano, fino alla decisione finale di togliere l'adesione degli USA dall'accordo di Parigi COP21. Su veramente.org leggiamo una raccolta di perle di Trump sull'argomento clima.

I rischi a cui siamo sottoposti in relazione al clima dipendono da tre fattori: pericolo, esposizione e vulnerabilità. Ora noi sappiamo che il primo fattore, il pericolo, è e sarà sempre più frequente nel futuro. La nostra priorità dovrebbe essere quella di fermare l'aumento della temperatura dovuta all'effetto-serra. E quindi è tassativo aderire agli accordi di Parigi, senza se e senza ma, e sperare che questo basti. Nel frattempo, sarebbe opportuno diminuire l'esposizione, il secondo fattore. La concentrazione di milioni di persone in una singola area metropolitana non è certo una buona prassi.

Terzo, dobbiamo cercare di essere meno vulnerabili alle precipitazioni pesanti, e in questo caso città come Houston, dalla rapida e selvaggia espansione, che ha cementificato le zone di drenaggio come i prati, carente di infrastrutture critiche, non sono un esempio di lungimiranza. Viene in mente l'Italia e la sua oscena vulnerabilità ai terremoti.

Ora, è certo che questi rischi si stanno intensificando a causa delle elevate temperature. Il livello del mare è in aumento, peggiorando i rischi di inondazioni costiere e di ondate di tempesta. Checché ne dicano i politici e i media USA, la gente sa che il clima sta cambiando, ma pochi sanno quanto il problema sia serio. L'immagine che associamo più spesso al clima che cambia non è la devastazione lasciata da un diluvio ma piuttosto un orso polare appollaiato su un pezzo di ghiaccio fuso: sicuramente sono immagini che toccano il cuore, ma che non rendono l'idea del livello del problema.

Non dobbiamo stancarci di ripetere che, nonostante i politici che suggeriscono che la scienza sia in qualche modo una questione opinabile e non un fatto, siamo incredibilmente vulnerabili ai disastri naturali, disastri che sono sempre più amplificati in un mondo che si scalda. Innanzitutto, dobbiamo ridurre la nostra esposizione e costruire resilienza ai fenomeni estremi. Non possiamo continuare a costruire in luoghi che sappiamo inondarsi. Dobbiamo costruire e ammodernare le infrastrutture per rendere i nostri sistemi di gestione dell'acqua più resilienti sia per inondazioni che per siccità.

Questi atti pratici potrebbero non essere sufficienti. In un clima che cambia, la capacità di costruzione e la resilienza di far fronte ai rischi odierni ci lasceranno impreparati per gli estremi futuri. Ecco perché dobbiamo ridurre al minimo il cambiamento climatico che è l'amplificatore di questi eventi. E questo significa ridurre le nostre emissioni dei gas serra.

La linea è già tracciata: quella di un graduale passaggio alle energie rinnovabili. Anche gli scienziati ora ci credono. Già oggi, i prezzi del vento e del sole sono competitivi con i combustibili fossili in quasi tutto il mondo. Andiamo avanti così. e speriamo che basti.