Cina: ispezioni governative contro le importazioni illecite di rottami e scorie. Le conseguenze del divieto di importazione cinese continuano ad allargarsi. E visto che le sfighe non vengono mai da sole, Messico e India aumentano il baillamme.

Mentre nell'ambiente dei riciclatori si moltiplicano gli appelli alla calma, iniziano le ispezioni governative negli impianti cinesi sul rispetto del divieto di importazione. Messico e India varano provvedimenti contro i traffici in nero dei piccolissimi raccoglitori.

Ma Hongchang, consigliere del BIR (Bureau of International Recycling), l'organizzazione fondata nel 1948, che sostiene gli interessi dell'industria del riciclaggio su scala internazionale, ha rivelato al Mirror che il ministero della protezione ambientale del paese ha effettuato ispezioni su scala globale nelle ultime settimane a imprese industriali, inclusi i riciclatori. I controlli sono stati focalizzati su presunte violazioni ambientali, come le norme in materia di scarico di sostanze inquinanti o importazioni illegali di rottami.

La Cina è stata protagonista della sospensione temporanea di alcune licenze per l'importazione di rottami dal 1 giugno. "I mediatori e gli impianti in Cina stanno comunicando ritardi nello sdoganamento, con spese di svalutazione associate a questi ritardi, che cominciano ad avere impatti sul mercato locale dei rottami", si afferma nel Mirror.

Sebbene la WTO, l'Organizzazione mondiale del commercio, abbia confermato la veridicità dei piani cinesi di vietare le importazioni di alcuni tipi di riciclabili come scorie e ceneri di vanadio, l'industria del riciclo è invitata a non mettere in giro notizie approssimative e non verificate, e ad aspettare l'annuncio ufficiale.

Le conseguenze dell'iniziativa nazionale cinese si stanno diffondendo però molto rapidamente. Negli Stati Uniti, ad esempio, forti quantità di rottami non ferrosi di bassa qualità, destinate in Cina, sono ora bloccate in magazzino in cerca di mercati alternativi e nuove tecnologie di raffinazione per ottenere una migliore qualità e separare ulteriormente i metalli componenti. Lo stesso vale anche per le qualità più basse dei cavi in rame e alluminio isolati. Si tratta di semilavorati che in Cina avrebbero completato la fase di trasformazione in materie prime seconde. Tecnicamente, siamo molto vicini al rifiuto da mandare in discarica.

Il libero commercio dei metalli è 'sotto tiro' anche in Messico, dove il governo locale ha adottato un nuovo codice ambientale che vieta, ma è meglio dire criminalizza,la vendita diretta di rottami, per capirci quella effettuata cash dai padroncini con furgoni o piccoli camion, con sanzioni che includono la detenzione in carcere. "Non è ancora chiaro quale sarà l'impatto sui volumi che arrivano nei cantieri di riciclo", riferisce il Mirror.

In India, nel frattempo, l'introduzione dal 1 luglio della tassa unificata sui beni e servizi nel paese significherà che le aziende chiederanno ai fornitori di fornire loro regolari fatture. "Il mercato cash è stato completamente decimato, il che ha lasciato scorte in eccesso", si osserva. "Il mercato secondario non ferroso è rimasto fermo in questo periodo di transizione".

Altre regioni del mondo, come ad esempio il Medio Oriente, vedono una caduta della domanda di rottami dall'India proprio a causa dell'introduzione del nuovo sistema fiscale.

Da parte nostra manteniamo l'attenzione su questo delicato problema, che coinvolge a cascata tutti i produttori e riciclatori di scorie e rifiuti. Ribadiamo la ferma convinzione che la globalizzazione di questi mercati sia stata un grosso errore, che ha penalizzato la nascita di filiere locali efficienti. Di questo errore stiamo pagando le conseguenze.