La balena Lulu, morta per cause misteriose in Scozia, non aveva figliato, probabilmente a causa degli inquinanti tossici.

Le balene britanniche rischiano l'estinzione a causa di alti livelli di prodotti chimici presenti nelle acque in cui vivono.

In una balena morta nel 2016 nelle acque scozzesi è stata registrata una delle più elevate concentrazioni di inquinanti tossici. La balena adulta, conosciuta come Lulu, era membro dell'ultimo gruppo di balene britanniche, che non si sono mai riprodotte. Gli inquinanti riscontrati nei grassi di Lulu sono noti come PCB, l'abbreviazione di policlorobifenili. Sono una classe di composti organici inquinanti persistenti dalla tossicità simile a quella della diossina. La combustione può originare diossine clorurate, tra cui TCDD.

Tra una serie di effetti nefasti sulla salute, causano infertilità mettendo così in evidenza la possibilità di estinzione della razza. Il livello dei PCB presenti nello stomaco di Lulu era estremo, ovvero 950 mg/kg, 100 volte in più rispetto al limite di 9mg/kg, al di sopra dei quali si verificano danni alla salute dei mammiferi marini.

Lulu potrebbe essere morta sicuramente per cause banalmente meccaniche, come un'aggrovigliamento nelle corde usate per catturare aragoste e granchi a cui è stata trovata avvinta, ma non si possono escludere come killer proprio i PCB, che possono aver colpito sia la salute che la capacità riproduttiva della balena.

Questo è quanto affermato da Andrew Brownlow, responsabile presso lo Scottish Marine Animal Stranding Scheme e veterinario patologo presso il Rural College della Scozia, il quale ha anche sottolineato che l'apparente infertilità di Lulu è una sconvolgente scoperta: senza la nascita di nuovi animali, è sempre più probabile l'estinzione del ceppo britannico. Uno dei fattori per la mancata riproduzione potrebbe essere proprio legato agli inquinanti organici.

L'esame effettuato su Lulu ha rilevato che la sua età era all'incirca 20 anni, ben al di sopra della maturità sessuale, che invece si aggira tra i sei e i dieci anni. Tuttavia, l'analisi delle ovaie ha dimostrato che non ha mai partorito. L'intero branco può essere diventato sterile, in quanto, in 23 anni di monitoraggio, non è mai stato avvistato un possibile cucciolo.



I PCB, un brevetto dalla Monsanto, sono stati utilizzati prima come insetticida, poi per decenni nelle apparecchiature elettriche e poi, finalmente, negli anni '80 sono stati vietati a seguito della scoperta di impatti tossici sia sulle persone che sulla fauna selvatica. Sono composti estremamente tosti e non si degradano nell'ambiente. Oltre a sopprimere il sistema immunitario e causare tumori, sono particolarmente dannosi per i predatori, in quanto si accumulano legandosi al grasso all'interno della catena alimentare senza più uscirne. Le balene possono vivere per molti decenni, il che significa che possono morire avendo ingerito livelli molto elevati di PCB.

Nonostante il divieto degli anni '80, ancora oggi vi sono perdite di prodotti tossici negli oceani da parte di siti di stoccaggio dei rifiuti. Una volta che i PCB entrano nell'ambiente marino, come ha sottolineato Brownlow, sono difficili se non impossibili da rimuovere.
Le scorte di PCB in Europa sono ancora molte ed è assolutamente indispensabile che queste riserve tossiche non raggiungano l'ambiente marino.

Recentemente, anche nei delfini presenti nell'Atlantico nordorientale sono stati rilevati alti livelli di PCB e bassi livelli riproduttivi. Altri punti in cui sono stati rilevati gradi di PCB sono il Mediterraneo e il Mar Nero, mentre gruppi di animali che soffrono di avvelenamento da PCB sono i beluga in Canada, cetacei bianchi della famiglia dei Monotontidi, e gli orsi polari in tutto l'Artico.
Inoltre, a febbraio gli scienziati hanno scoperto che quantità straordinarie di PCB avevano raggiunto il posto più remoto e inaccessibile del pianeta, ovvero la fossa delle Marianne, lunga 10 km, all'interno dell'Oceano Pacifico.