Secondo uno studio della Stanford University, il pianeta è praticamente pronto per arrivare al 100% di energie rinnovabili dal 2050.

Una ricerca traccia un percorso per arrivare a soddisfare l'intera domanda energetica con vento, acqua e sole entro il 2050 in 139 paesi, responsabili per il 99% della domanda energetica del pianeta.

Secondo uno studio pubblicato nella rivista Joule, il mondo è pronto a rinunciare totalmente ai combustibili fossili. Nella ricerca, il professore di ingegneria civile della Stanford University, Mark Z. Jacobson e i suoi colleghi definiscono le tabelle di marcia per le energie rinnovabili ovvero il mix di risorse che ogni paese dovrà adottare per passare dai combustibili fossili alle energie rinnovabili. Questo lavoro è stato effettuato per ciascuno dei 139 paesi responsabili insieme per oltre il 99 per cento delle emissioni globali di CO2. Secondo l'analisi risultante, il pianeta è praticamente pronto ad andare al 100% di rinnovabile entro il 2050.

Molti considerano l'energia rinnovabile come il fratello lento e poco affidabile dei combustibili fossili. Secondo l'agenzia USA Energy Information Administration (EIA), nel 2016 le fonti energetiche rinnovabili rappresentavano circa il 15% della produzione totale di energia elettrica e il 10% del consumo totale di energia statunitense, ma nel 2017 questo dato raggiunge il 20%, contendendo la posizione all'energia nucleare.

Ma il mondo potrebbe davvero rinunciare completamente ai combustibili fossili? Secondo la ricerca sembrerebbe di sì. Jacobson e i suoi colleghi hanno utilizzato i dati disponibili per valutare quanta energia eolica, geotermica e solare ha a sua disposizione ciascuno dei 139 paesi studiati e quanto il paese avrebbe bisogno per raggiungere l'80% di energia da fonti rinnovabili entro il 2030 e il 100% entro il 2050.

"Sono rimasto sorpreso," continua Jacobson, "da quanti paesi abbiano risorse sufficienti per alimentarsi con il vento, l'acqua e il solare. Tutti i paesi potrebbero funzionare utilizzando il potenziale di energia rinnovabile all'interno delle proprie frontiere, e molti potrebbero farlo facendo affidamento su tecnologie già esistenti."

Per piccoli stati-nazione, come Singapore, andare totalmente a rinnovabili sarebbe difficile, sebbene non impossibile. Ma la maggior parte dei paesi potrebbe farcela lasciando inalterati i paesaggi esistenti, per esempio posizionando pannelli solari sui tetti, o sistemando turbine eoliche su terreni agricoli. Secondo i ricercatori, questo processo ridurrebbe la quantità di terreni dedicata alla produzione energetica complessiva.

"L'intera impronta dell'energia rinnovabile oscilla tra l'1,15 e l'1,2 per cento della terra mondiale", spiega Jacobson. "Ma teniamo presente che il 20% della terra del mondo è utilizzato per l'agricoltura. Negli Stati Uniti, se si guarda solo petrolio e gas, ci sono 1,7 milioni di pozzi attivi di petrolio e gas e 2,3 milioni di pozzi inattivi. Complessivamente, occupano da uno a due per cento della superficie USA. E questo senza contare le raffinerie, i gasdotti, o le infrastrutture del nucleare e del carbone."

Aggiungiamo le fuoriuscite di petrolio e le perdite chimiche associate al trasporto e alla raffinazione dei combustibili fossili, e vedremo che l'impatto dell'energia fossile è ben superiore a quello delle rinnovabili. Queste comportano una quantità relativamente fissa di utilizzo del suolo. L'energia solare e quella eolica non esauriscono, quindi una fattoria solare costruita oggi produrrà, se aggiornata, energia per parecchi decenni. Le vene di carbone si esauriscono e i pozzi di petrolio si seccano, quindi stiamo costantemente aprendo nuovi siti di estrazione. Ogni anno vengono trivellate decine di migliaia di nuovi pozzi petroliferi.

"Con le rinnovabili, ridurremo l'impronta sulla terra", sostiene Jacobson. Lo studio si basa su precedenti ricerche di Jacobson che hanno analizzato la fattibilità tecnologica e i benefici socioeconomici del passaggio all'energia rinnovabile. Quella ricerca suggeriva che il graduale passaggio al 100% di energie rinnovabili avrebbe abbassato il costo sociale dell'energia, in particolare le morti associate all'inquinamento dei combustibili fossili.

"Con petrolio e gas, si deve continuare a trivellare e l'estrazione e l'inquinamento continuano per sempre", dice Jacobson. "In tutto il mondo, abbiamo più di 4 milioni di morti per inquinamento atmosferico. Questo modello energetico non è sostenibile." L'uso globale di energia rinnovabile potrebbe prevenire 4,6 milioni di morti all'anno entro il 2050, contemporaneamente aggiungere 24,3 milioni di posti di lavoro per l'economia. Sarebbe anche possibile risparmiare più di 42.000 miliardi di euro l'anno di costi legati al clima e all'inquinamento.

Ma i possibili risparmi non si fermano qui. Se e quando tutti i settori energetici (compresi il trasporto, il riscaldamento/raffreddamento, l'industria e l'agricoltura) inizieranno a funzionare con l'elettricità, il consumo complessivo di ogni nazione diminuirà.

"Guidando un'auto, solo il 17-20% dell'energia della benzina va a spostare l'auto. Il resto è calore sprecato," continua Jacobson. "Con una macchina elettrica, l'80-86% dell'energia elettrica va a spostare l'auto. Per guidare una macchina elettrica c'è bisogno di un quinto di energia." È una delle ragioni per cui sia la Francia che la Gran Bretagna progettano di proibire tutte le automobili non elettriche entro il 2040 (Stop ai combustibili fossili dal 2040), mentre la Germania sta lavorando per un divieto entro il 2020 (Germania: dal 2030 solo auto elettriche).

"Solo elettrificando i trasporti, l'industria e l'agricoltura, la domanda di energia scenderà," spiega Jacobson. Mediando i vari settori economici, c'è una riduzione di almeno il 23 per cento di domanda di energia solo passando all'elettricità. E quando l'elettricità viene direttamente da fonti rinnovabili come il sole e il vento, i risparmi continuano a migliorare. Secondo Jacobson, il 12,6 per cento dell'utilizzo globale di energia elettrica da fonti fossili se ne va con l'estrazione, la raffinazione e il trasporto dei combustibili (e dell'uranio per l'energia nucleare). Fatti i conti, 23+12, l'elettrificazione e il passaggio alle fonti rinnovabili portano a una riduzione del 35% della domanda di energia senza alcun cambiamento significativo nella qualità della vita.

"Siamo convinti che la transizione sia possibile. Come in tutte le situazioni, è difficile cambiare quando tutto sta funzionando. Ma oggi le cose stanno evolvendo con effetti collaterali disastrosi," conclude Jacobson.