Uno studio analizza l'impronta ecologica di molte nostre scelte. Tot tonnellate di CO2 l'anno a seconda che si scelga se avere un auto, un figlio, una dieta vegetariana.

Uno studio spiega le azioni che potrebbero ridurre l'impronta di carbonio: una dieta vegetale, evitare viaggi aerei, vivere senza auto e avere famiglie più piccole. Azioni con un potenziale molto maggiore per ridurre le emissioni rispetto a strategie comunemente promosse da governi e istruzione.

Un nuovo studio recentemente pubblicato su Environmental Research Letters, spiega quali siano le azioni che potrebbero davvero fare la differenza, e che raramente sono analizzate durante campagne educative e all'interno di politiche ambientali dei governi.

La ricerca in realtà è una meta-ricerca, che ha analizzato 39 pubblicazioni che calcolano l'impronta di carbonio e rapporti governativi per calcolare il potenziale di una gamma di scelte di stile di vita individuali per ridurre le emissioni di gas a effetto serra. Questa analisi completa individua le azioni che le persone potrebbero prendere che avranno il maggior impatto sulla riduzione delle loro emissioni di gas a effetto serra.

L'autore principale Seth Wynes ha affermato: "Ci sono tanti fattori che influenzano l'impatto climatico delle scelte personali, ma mettendo tutti questi studi affiancati abbiamo forse individuato azioni che fanno una grande differenza. Chi di noi vuole fare un passo avanti sul clima troverà utile sapere quali azioni possono avere il massimo impatto possibile. Lo scopo di questa ricerca è di aiutare le persone a scelte più informate."

Le quattro azioni che sostanzialmente riducono l'impronta di carbonio di un individuo sono: una dieta vegetariana, evitare viaggi aerei, vivere senza auto e avere famiglie più piccole. Lo studio, a opera tra gli altri di Seth Wynes e Kimberly Nicholas, evidenzia come la scelta di vivere senza auto per un cittadino comporterebbe una diminuzione della sua impronta ecologica di 2,4 tonnellate di CO2 l'anno, mentre con la rinuncia ai viaggi in aereo diminuirebbe di 1,60 tonnellate. Qualora invece scegliesse di intraprendere una dieta vegetariana allora si avrebbe una riduzione di 0,82 tonnellate. Ma la riduzione maggiore della nostra impronta ecologica (ben 58 tonnellate l'anno di CO2) spetta alla decisione di fare un figlio in meno.

"Queste azioni,"
prosegue Wynes, "hanno un potenziale molto maggiore per ridurre le emissioni rispetto a strategie comunemente promosse come il riciclo globale (che è 4 volte meno efficace di una dieta vegetale) o cambiare le lampadine domestiche (8 volte meno efficace)".

I ricercatori hanno anche scoperto che né libri di testo scolastici canadesi né risorse governative provenienti dall'UE, USA, Canada e Australia evidenziano queste azioni, e invece si concentrano su comportamenti con potenzialità molto minori per ridurre le emissioni.

Il co-autore di studio, Kimberly Nicholas, ha affermato: "Riconosciamo che queste sono scelte profondamente personali, ma non possiamo ignorare l'effetto climatico che il nostro stile di vita ha effettivamente: personalmente ho trovato molto positivo fare molti di questi cambiamenti."

Saranno anche politiche ignorate dai governi, ma ci risulta che da sempre si cerca di ridurre il tasso di natalità puntando sull'educazione femminile e sulla promozione della contraccezione, che, dove vengono attuati seriamente, hanno avuto i risultati sperati: nel Kerala ad esempio, uno degli stati indiani più culturalmente sviluppati, il tasso di natalità è simile a quello del Canada o degli USA, ed è in controtendenza rispetto al resto dell'India.

In Italia, ogni parola su questo argomento è destinata a generare polemiche. È comunque difficile pensare che la scelta di non avere figli, o averne uno solo, sia generata dall'intenzione di ridurre l'impatto climatico.