Ancora più vincoli sui sacchetti nella distribuzione. Ma il problema è il complesso degli imballaggi in plastica.

Le leggi anti-sacchetto che entreranno in vigore il prossimo gennaio servono a poco. Se i consumatori non vogliono gli oceani inquinati da plastica, i supermercati e l'industria dell'imballaggio devono attuare un cambio drastico.

Addio plastica nei supermercati: a partire dal 1° gennaio 2018, tutte le buste, anche quelle dei reparti ortofrutta, gastronomia, e simili, dovranno essere biodegradabili e compostabili con un contenuto minimo di materia prima rinnovabile del 40%.

La legge approvata alla Camera lo scorso 3 agosto (attuazione della legge UE 2015/720) stabilisce che dovranno essere distribuiti esclusivamente a pagamento, con voce distinta sullo scontrino fiscale, quindi totalmente a carico dei consumatori. È la fine della plastica nella distribuzione? Ci permettiamo di dubitare.

La grande distribuzione è sul piede di guerra: "Noi siamo fortemente contrari a far pagare questi sacchetti che per noi hanno fini igienici" sostiene Renata Pascarelli Direttore Qualità COOP Italia. Questo è un chiaro segno che la plastica ha preso il sopravvento anche sulle nostre menti, oltre che su una struttura legislativa sanitaria che sarà assai difficile smantellare.

Abbiamo scritto in Plastica: immondizia o risorsa? che "l'imballaggio in plastica protegge il cibo più a lungo, riducendo il deterioramento. La società di consulenza ambientale Trucost ha pubblicato un documento che supporta queste argomentazioni, sostenendo che le plastiche sono un ​​materiale spesso preferibile rispetto alle alternative destinate a svolgere la stessa funzione."

E in effetti le buste sono il problema minore: tutti i prodotti sono ricoperti da vassoi, sacchetti termosaldati, confezioni elaborate, sia a opera dei supermercati che direttamente dei produttori. Miliardi di euro investiti nel riciclo non sono serviti a risolvere il grande problema della proliferazione della plastica del mondo.

L'unica soluzione è il rifiuto da parte dei rivenditori di utilizzare la plastica a favore di alternative più sostenibili come la carta, l'acciaio, il vetro e l'alluminio. Ma siamo davvero pronti per questo salto? Entrare in qualsiasi supermercato del paese significa entrare a contatto con tonnellate di materiale plastico, a partire da frutta e verdura, carne o latticini rigorosamente confezionati nella maledetta plastica.

Indipendentemente da quanto viene investito nell'industria del riciclo, quasi tutti gli imballaggi in plastica raggiungono prima o poi la discarica o il fondo dell'oceano. Una volta lì, rimarrà per secoli. In tutto il mondo oltre 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani e un recente studio ha scoperto che miliardi di persone a livello mondiale bevono acqua potabile contaminata dalla plastica. Occorre un drastico cambio, che queste leggine non favoriscono: l'industria degli imballaggi e i supermercati devono lavorare insieme per fermare questo scempio.

I supermercati dovrebbero creare alternative alla plastica da mostrare ai clienti.
Clarke ha detto di aver assistito a molti supermercati che hanno cercato di promuovere il riciclaggio, investendo miliardi per cercare di aumentare la quantità di plastica riciclata, ma queste misure non sono riuscite a ridurre la scala dell'inquinamento plastico.

A differenza di materiali come l'alluminio e il vetro, l'imballaggio in plastica non può essere riciclato all'infinito. La maggior parte degli imballaggi in plastica può essere riciclata solo due volte prima di diventare inutilizzabile.

Il riciclaggio, dunque, da solo non offrirà mai una soluzione durevole alla crisi derivata dalla plastica, prima di tutto dobbiamo semplicemente utilizzarne meno. Secondo le ricerche della Fondazione Ellen MacArthur, entro il 2050 l'oceano conterrà più plastica che pesci. Gli scienziati dell'Università di Ghent in Belgio hanno recentemente calcolato che le persone consumano fino a 11.000 piccoli pezzi di plastica ogni anno.

Lo scorso agosto, i risultati di uno studio dell'Università di Plymouth hanno riportato che la plastica è stata trovata in un terzo dei pesci catturati nel Regno Unito, tra cui il merluzzo, lo sgombro e i molluschi.