L'industria della carne e quella lattiero-casearia superano l'industria petrolifera come inquinatori del mondo, secondo quanto riportato da uno studio indipendente.

La produzione di carne e prodotti lattiero-caseari in Cina, Stati Uniti, Unione europea, Canada, Brasile, Argentina, Australia e Nuova Zelanda, in cui predominano le prime 35 società analizzate in uno studio, rappresenta oltre il 60% dell'intero settore, che a sua volta occupa da solo l'80% del budget di emissioni del 2050. Urge un drastico ridimensionamento.

Secondo un nuovo rapporto, a cura di Institute for Agriculture and Trade Policy e GRAIN, carne e caseifici potrebbero essere i maggiori contributori al cambiamento climatico del mondo, superando anche l'industria dei combustibili fossili.

Gli autori sono arrivati a questa conclusione dopo un'analisi delle 35 maggiori aziende del settore carne e prodotti caseari. Hanno scoperto inoltre che le società non diffondono volentieri i loro dati sulle emissioni, e pochi hanno fissato obiettivi seri intesi a limitare il proprio inquinamento.

Se queste industrie continueranno lungo il loro percorso attuale, gli autori del rapporto hanno avvertito che il settore zootecnico potrebbe essere responsabile dell'80% del gas serra ammissibile entro il 2050.

"Non c'è altra scelta. La produzione di carne e prodotti lattiero-caseari nei paesi in cui dominano queste 35 società deve essere significativamente ridotta," ha affermato Devlin Kuyek, ricercatore presso GRAIN.

"Queste società stanno spingendo per accordi commerciali che aumenteranno le esportazioni e le emissioni, e stanno minacciando le reali soluzioni climatiche a beneficio degli agricoltori, dei lavoratori e dei consumatori, come l'agroecologia."

Se prese insieme, le cinque principali aziende del settore carne e latticini sono già oggi responsabili di più emissioni di ExxonMobil, Shell o BP. Il consumo di carne e prodotti lattiero-caseari si concentra in un piccolo numero di paesi, e le principali aziende zootecniche riflettono questa tendenza.

Cina, Stati Uniti, Unione europea, Canada, Brasile, Argentina, Australia e Nuova Zelanda sono collettivamente responsabili di oltre il 60% delle emissioni globali di CO2 derivanti da carne e prodotti lattiero-caseari, circa il doppio del resto del mondo su base pro capite.

Come parte della loro analisi, gli autori hanno esaminato gli sforzi compiuti per ridurre le emissioni e hanno scoperto che solo sei di queste aziende hanno fissato obiettivi che coinvolgono l'intera catena di approvvigionamento, responsabile del 90% delle emissioni totali.

Un articolo pubblicato sulla rivista Science di giugno aveva scoperto che se tutti smettessero di mangiare carne e latticini, l'uso di terreni agricoli potrebbe essere ridotto di tre quarti.

Ciò ha portato l'autore principale dello studio a descrivere una dieta vegana come "il miglior modo per ridurre il proprio impatto sul pianeta Terra."

Ma le responsabilità sono soprattutto politiche: "È ora che ci rendiamo conto che il sovra-consumo è direttamente collegato alle sovvenzioni che forniamo all'industria per continuare a deforestare, esaurire le nostre risorse naturali e creare un importante rischio per la salute pubblica attraverso l'uso eccessivo di antibiotici," dice Shefali Sharma, direttore di IATP.

"Questo rapporto mostra il loro ruolo fondamentale nella creazione del cambiamento climatico."