Cina rigida sui nuovi standard di importazione che stanno mandando nel panico i settori del riciclo di molti materiali in tutto il mondo.

Rigidità del governo cinese alle pressioni per rivedere le tolleranze di contaminazione per i materiali riciclati da importare. Il settore del riciclo di tutto il mondo si scopre sorprendentemente Cina-dipendente, e va in fibrillazione.

Nonostante pesanti pressioni da parte dei riciclatori di tutto il mondo, attraverso le associazioni di categoria e tutti gli organismi del settore, la Cina non intende modificare le soglie di contaminazione da applicare nel nuovo regime di importazione delle scorie riciclabili.

Il Ministero della Protezione Ambientale della Cina (MPA) ha dichiarato all'Organizzazione mondiale del commercio che intende attenersi alle nuove soglie di contaminazione già modificate in senso permissivo lo scorso anno (vedi Cina: soglie più ragionevoli, ma non troppo).

Gli standard finali sono rimasti così invariati, generalmente allo 0,5%, anche se va detto che alcuni erano già stati precedentemente rialzati dal livello precedente dello 0,3%. Ecco le principali:
- metalli ferrosi 0,5%,
- metalli non ferrosi 1%,
- carta 0,5 %,
- scorie di fusione 0,5%,
- legno 0,5%,
- motori elettrici 0,5%,
- fili e cavi 0,5%,
- metallo e scarti di elettrodomestici 0,5%,
- contenitori 0,05%,
- plastica 0,5%,
- rifiuti automobilistici 0,3%.

Gli operatori del settore, visto l'approssimarsi della data del primo marzo per il nuovo regime di importazione, tradiscono il loro nervosismo. L'Institute of Scrap Recycling Industries (ISRI), per esempio, esterna grande disappunto per il fatto che la Cina abbia respinto le richieste di rendere più permissivi i livelli di contaminazione tollerati.

Il presidente dell'ISRI, Robin Wiener, ha dichiarato: "Siamo molto delusi nel vedere il governo cinese confermare gli standard di controllo della protezione ambientale e non cogliere l'occasione per portarli in linea con gli standard globali che riflettono le condizioni reali di produzione e sono utilizzati da operazioni di riciclaggio ecologicamente responsabili negli Stati Uniti e in tutto il mondo."

"Continuiamo a sostenere la spinta del governo cinese a migliorare l'ambiente in Cina, ma continuiamo a sperare che tale sostegno possa essere realizzato attraverso la collaborazione [...] senza compromettere il commercio di prodotti di scarto di alta qualità e specifici richiesti dal settore manifatturiero cinese."

L'ISRI spera ancora che l'introduzione del nuovo regime possa essere ritardata dal previsto primo marzo. Dopo i primi battaglieri comunicati, le associazioni dei riciclatori stanno via via sempre più ammettendo le ragioni cinesi. Il responsabile carta di EuRIC (Confederazione europea delle industrie di riciclaggio), ha ammesso le colpe del settore riciclo (vedi Cina: effetti delle restrizioni sulla carta).

Dietro la spinta dell'iper-produzione del gigante asiatico, la necessità di materie prime aveva trasformato la Cina in una gigantesca discarica, a causa dell'illegalità, da un lato, ma anche per le tolleranze molto generose sui materiali di scarto.

Ora le soglie sono state riviste in maniera molto restrittiva, per favorire il mercato interno, crescente anche dal punto di vista della produzione di riciclabili. Questo fatto ha trovato, clamorosamente, un'industria del riciclo mondiale non resiliente, né tantomeno autosufficiente, e in ogni caso impreparata ad affrontare il nuovo regime di importazione cinese.

Intanto, nel mercato delle materie secondarie, anche in Italia, serpeggia il panico. Anche la semplice applicazione rigorosa delle vecchie tolleranze da mesi ha provocato una drastica riduzione delle esportazioni verso la Cina. Gli stoccaggi sono pieni, e si stanno riempiendo magazzini più o meno abusivi in ogni dove, a rischio incendi.

C'è da scommettere che le associazioni dei riciclatori continueranno a seguire gli sviluppi e a fare pressioni molto forti sui governi europei, degli Stati Uniti, della Cina e delle altre parti interessate.