Secondo il MIT, la politica climatica cinese "potrebbe più che ripagarsi," grazie a ricadute sull'inquinamento atmosferico e sulla salute pubblica.

Lo studio stima che un minor numero di decessi causati dall'inquinamento atmosferico potrebbe portare a risparmi per 280 miliardi di euro nel 2030, quattro volte il costo per raggiungere gli obiettivi climatici cinesi.

Il costo totale dell'attuazione dell'impegno internazionale sul clima in Cina sarà compensato dai benefici per la qualità dell'aria e la salute umana.

Questo è quanto emerge da un nuovo studio pubblicato dal Massachusetts Institute of Technology (MIT), che stima che un minor numero di decessi dovuti all'inquinamento atmosferico potrebbe portare a un risparmio di 280 miliardi di euro nel 2030, quattro volte il costo del raggiungimento degli obiettivi climatici cinesi.

Ciò significa che la politica sul clima della nazione potrebbe più che ripagarsi. Lo studio suggerisce che sarebbe possibile se la Cina adottasse una politica climatica di riduzione delle emissioni del 4% all'anno, contribuendo ad evitare 94.000 morti premature.

Lo studio fa una correlazione tra l'impegno a ridurre le emissioni di andride carbonica e vantaggi in termini di qualità dell'aria. Le due grandezze non sono coincidenti, dal momento che la CO2 non è dannosa per la salute umana, ma solo per l'effetto serra. I risparmi monetari sono invece associati alla riduzione di tossine per gli umani, conseguenza della lotta alla CO2. Meno banale di quanto sembri, quindi.

Ci sarebbe una diminuzione significativa del numero di morti a causa dell'inquinamento atmosferico, in ogni provincia. Meno morti per inquinamento atmosferico significano un beneficio per la società che può essere quantificato, appunto, nei 280 miliardi di cui sopra, circa quattro volte quello che costerebbe alla Cina soddisfare i suoi obiettivi climatici.

La co-autrice di studio Noelle Eckley Selin, professoressa associata dell'Istituto per i dati, i sistemi e la società del MIT e il Dipartimento di Scienze terrestri, atmosferiche e planetarie (EAPS) ha dichiarato: "Il paese potrebbe effettivamente ottenere un bilancio positivo, basandosi solo sui benefici in termini di salute associati ai miglioramenti della qualità dell'aria, in relazione al costo di una politica climatica. Questo è un fattore motivante per i paesi a impegnarsi nella politica climatica globale."

In altre parole, la politica climatica del paese sarebbe più che ripagata. La Cina si è in ogni caso impegnata, come parte dell'accordo di Parigi del 2015 sui cambiamenti climatici, insieme a praticamente ogni altra nazione nel mondo, a ridurre le emissioni nazionali di biossido di carbonio, in uno sforzo internazionale per mantenere le temperature globali entro i 2 gradi sopra i livelli preindustriali.

La Cina è il più grande emettitore di gas serra del mondo, principalmente a causa del fatto che gran parte dell'energia del paese proviene da centrali elettriche a carbone, che sono una delle principali fonti di CO2. Oltre all'impatto sul clima, la combustione del carbone ha comportato un notevole inquinamento atmosferico e problemi respiratori in tutta la Cina.

Il team del MIT, che comprende un mix di economisti e scienziati dell'atmosfera, si è chiesto se la qualità dell'aria e la salute pubblica della Cina potrebbero trarre benefici da una politica nazionale volta a migliorare il clima globale.

Per rispondere a questa domanda, il team ha sviluppato il framework REACH (Regional Emissions Air Quality Climate and Health), un nuovo approccio di modellizzazione che combina un modello energetico-economico chiamato China Regional Energy Model (C-REM) con GEOS-Chem, un modello di chimica atmosferica.

Confrontando i risultati con la letteratura epidemiologica, hanno determinato il numero di decessi evitati che si sarebbero verificati, in base all'esposizione di una provincia a una certa quantità di inquinamento. Infine, i ricercatori hanno calcolato il valore economico di questi decessi utilizzando metodi standard e confrontato con il costo totale di implementazione di un determinato scenario politico.

In breve, il team ha scoperto che, se il governo non facesse niente, la Cina subirebbe più di 2,3 milioni di morti premature legate all'inquinamento entro il 2030. Se il paese adottasse una politica climatica per ridurre le emissioni del 3, 4 o 5 per cento anno, eviterebbe rispettivamente 36.000, 94.000 e 160.000 morti premature. In altre parole, i benefici per la salute del paese aumenterebbero con l'aumento delle politiche climatiche.

Nello scenario del 4 per cento, che è maggiormente in linea con l'effettivo impegno della Cina sul clima, un vantaggio netto di 339,6 miliardi di dollari USA (i 280 miliardi di euro di cui abbiamo accennato sopra) sarebbe circa il quadruplo del costo dell'attuazione della politica stessa.

Nel caso della Cina, i miglioramenti della qualità dell'aria e della salute umana aumenterebbero con politiche climatiche più rigorose, soprattutto perché l'energia del paese è così pesantemente dipendente dal carbone.

I risultati interattivi online dello studio sono disponibili su cecp.mit.edu.