Il gas fossile, usato per i trasporti, è dannoso (per il clima) quanto gasolio, benzina e carburante marino. È l'ennesimo, risultato di un rapporto, in un clima di disinformazione sempre più babelico e fuorviante.

Le auto a gas metano e GPL sono troppo favorite del fisco, secondo un nuovo studio di Transport & Environment. Troppi studi con risultati contrastanti portano confusione. Smascheriamo l'inganno.

Il gas naturale per il trasporto è dannoso per il clima quanto l'utilizzo di benzina, gasolio o combustibili marini convenzionali, rileva un nuovo rapporto, dal pretenzioso titolo "Natural gas-powered vehicles and ships – the facts" (Veicoli e navi alimentati a gas naturali: la verità).

La combustione di gas nelle automobili emette un inquinamento atmosferico pari a quello della benzina e ha un vantaggio limitato rispetto alle auto diesel 'conformi'. Vantaggio che potrebbe essere eliminato con nuovi standard più severi, come dimostra la ricerca. La ONG Transport & Environment (T&E), che ha pubblicato il rapporto, sostiene che i legislatori debbano accettare che il gas fossile non può contribuire a ripulire il trasporto e dovrebbero iniziare a tassarlo allo stesso regime del diesel e della benzina.

Se poi si tiene conto degli effetti della fuoriuscita di metano, un gas serra molto potente, il gas fossile potrebbe vedere aumentare le proprie emissioni di gas serra fino al 9%. Nelle automobili, l'impatto dei gas serra del gas naturale compresso (metano) è simile a quello del diesel, mentre nei camion è alla pari con i migliori autocarri diesel (quelli di nuova produzione, per capirsi). Nel trasporto marittimo, l'impatto del gas naturale liquefatto (GPL) è vicino a quello del gasolio marino, ma queste cifre dipendono fortemente dalla valutazione delle perdite di gas durante la combustione e di quelle a monte.

È l'ennesimo studio che pretende di mettere la parola fine alle diatribe sulla mobilità, basate soltanto sul tipo di motore, e quindi sul tipo di combustibile utilizzato. Ci avevano spiegato che la combustione del metano è pulita, e che genera soltanto acqua e CO2. Ora, in virtù di questo rapporto, dobbiamo ricrederci per l'ennesima volta.

Abbiamo parlato dell'estrema pericolosità per la salute dei motori diesel in Diesel: l'assassino silenzioso, e di come questo costituisca un problema critico per l'intera Unione Europea (vedi L'inquinamento atmosferico maggiore problema in UE), ma contemporaneamente studi altrettanto autorevoli ci ammonivano che il motore elettrico non ha impatti significativamente minori sull'effetto serra rispetto ai motori a combustione interna (vedi Clima: auto elettrica peggio del diesel?).

Dove sta la ragione? Perché abbiamo la sensazione che non ci raccontino la verità? Trattandosi sempre di studi scientifici svolti con un certo rigore, e peer-reviewed (ovvero messi sotto il torchio del controllo dei colleghi degli scienziati che li hanno prodotti) dobbiamo pensare che non possano essere bugiardi.

Purtroppo, però, è possibile evidenziare solo un aspetto del problema, e trascurare gli altri. Si ottiene lo stesso l'effetto di far circolare false informazioni, ma senza mentire. Non tecnicamente. L'esame di fenomeni così complessi come l'inquinamento atmosferico, permette tutta una serie di gradi di libertà, per cui basta dare una verità parziale, e darla bene, per ottenere un risultato pari alla menzogna.

Nell'esempio in questione, i motori a gasolio hanno caratteristiche singolari: sono nocivi per la salute umana, ma hanno un impatto piuttosto limitato sull'emissione di gas-serra. Sono abbastanza puliti se usati con delicatezza e gestiti rigorosamente, con tutta una serie di filtri e abbattitori da mantenere in perfetta efficienza, ma sono una chiavica non appena si abbassa il pedale o si sblocca qualche parametro in centralina (vedi Volkswagen e il caso dei veicoli truffaldini).

Così, se il committente desiderasse dimostrare il valore dei motori a gasolio, il parametro da ricercare sarebbe la CO2, e i benefici ambientali da calcolare sarebbero solo quelli climatici. Viceversa, se lo scopo fosse promuovere la mobilità elettrica, basterebbe focalizzare l'indagine sugli ossidi di azoto, evidenziandone la pericolosità sul trasporto delle micro polveri e la loro tossicità per gli esseri umani. Di effetti sul clima, ovviamente, si dovrebbe tacere.

Con questa chiave di decodifica, possiamo capire qual è il motivo di questa singolare condanna dei veicoli a gas, finora quasi completamente ignorati dalla battaglia elettrico/diesel. Così, leggiamo nel rapporto che in UE, in media, il gas è tassato con aliquote inferiori del 76% rispetto al gasolio. Nei paesi con vendite elevate di veicoli a metano, il gas fossile beneficia di aliquote fiscali ancora più basse. Lo scopo della ricerca, quindi, è chiedere regimi fiscali agevolati anche per le auto a benzina e gasolio, o, in alternativa, cessare gli sgravi per le auto a gas.

Il sito di T&E riporta le parole del funzionario Jori Sihvonen: "Le auto, i camion e le navi a gas sono una distrazione dal nostro obiettivo reale, il trasporto a emissioni zero. I governi dovrebbero resistere all'offensiva della lobby del gas e smettere di sprecare preziosi fondi pubblici per infrastrutture del gas e agevolazioni fiscali per i gas fossili." Dovremmo quindi, secondo T&E, smetterla di dare ascolto alla lobby del gas, ma a favore di chi?

La relazione ci rivela che le automobili che funzionano a gas, compreso il gas rinnovabile, producono inquinamento atmosferico (inteso in termini di effetto serra, beninteso) pari a quello delle auto a benzina e poco meno dei diesel che rispettano i nuovi limiti. Una buona domanda sarebbe quindi: ma quante sono le auto diesel circolanti a rispettare i 'nuovi limiti'? Un'altra buona domanda sarebbe: quante e quali sostanze tossiche originano dalla combustione del metano?

Il punto debole di questa narrazione è rappresentato dal biometano, il cui consumo, in teoria, non provoca emissione di CO2 netta. Ma la relazione ne ha da dire anche su questo argomento: "I governi che si affidano al biometano da rifiuti devono riconoscere che potrebbe fornire, al massimo, il 9,5% delle esigenze di trasporto." Si riuscisse ad arrivare veramente a coprire il 10% del trasporto con combustibile bioderivato, secondo il nostro modesto punto di vista, non sarebbe affatto un risultato trascurabile.

Resta il fatto che, a seconda del risultato evidenziato, i cosiddetti studi non fanno altro che aumentare la confusione dell'opinione pubblica, portando sugli scudi questo o quel sistema di mobilità privata. E tutti, proprio tutti, incitano sempre a cambiare auto. Noi, dal canto nostro, siamo convinti che la verità stia nel vecchio adagio, che dice "l'auto più ecologica è la nostra vecchia auto, soprattutto se la teniamo in garage e usiamo bici e mezzi pubblici."