Una misteriosa tecnologia di simil-compostaggio di nuova concezione promette una rivoluzione nei rifiuti verdi. Probabilmente si tratta di carbonella. Per ora abboccano solo gli australiani.

Gli imprenditori australiani Dunnigan e Morton sostengono di aver inventato un dispositivo di compostaggio che trasforma i rifiuti organici in fertilizzanti nel giro di poche ore. Ma niente spiegazioni sul processo produttivo.

I media australiani sembrano esserci cascati con tutti e due i piedi. Sui siti di settore campeggia la foto dei due mascelluti Lewis Dunnigan e Benjamin Morton, con sorriso a trentadue denti accanto a un misterioso bidone cilindrico.

Un fatto concreto però c'è: quel bidone, chiamato VitaChar, ha vinto il primo premio ai premi e-Challenge australiani 2018 della University of Adelaide la scorsa settimana per "le più significative iniziative imprenditoriali dell'anno". Il dispositivo promette di ridurre la quantità di rifiuti verdi che finisce nelle discariche e fornisce un'alternativa semplice ed efficiente ai tradizionali processi di smaltimento dei rifiuti.

I bidoni VitaChar convertiranno i rifiuti verdi in fertilizzanti entro due o tre ore, fornendo un'alternativa efficiente ai contenitori di compost tradizionali. Il dispositivo prende il nome dal materiale organico simile al carbone prodotto dai contenitori.

I primi bidoni VitaChar saranno messi in vendita ad Adelaide all'inizio del 2019, inizialmente sul mercato dei ristoranti che hanno grandi esigenze di smaltimento dei rifiuti verdi. Poi sarà la volta dei dispositivi specializzati per le famiglie, consentendo ai consumatori di produrre il proprio fertilizzante, premendo semplicemente un pulsante. È prevista l'immancabile app per smartphone per controllare l'andamento del processo, quanti gas a effetto serra sono stati risparmiati, e dare un contentino a chi vuole fare qualcosa di buono per l'ambiente.

Cosa ci sia nel bidone non è dato sapere: le informazioni veicolate alla stampa sono in genere quanto di più superficiali e roboante ci possa essere, ma qui si esagera. Sembra un bidone magico in cui entrano rifiuti e da cui esce uno straordinario concime.

I creatori dispensano parole a vanvera sull'impatto dei rifiuti nel pianeta, e su come il bidone lo ridurrà significativamente. Peccato che manchino informazioni, anche sommarie, sul processo che dovrebbe avvenire all'interno del bidone. Non si esprimono neppure su dettagli apparentemente insignificanti come resa in termini di massa per ora o consumi energetici.

A prima vista sembrerebbe un forno, per disidratare i rifiuti e ossidarli parzialmente, con un procedimento simile a quello della cottura del legno per la produzione di carbonella. La cottura dei residui organici per la produzione di carbone vegetale è un processo naturale che avviene per combustione parziale della sostanza organica(combustibile) in presenza di poco ossigeno (comburente) attraverso la cosiddetta carbonaia.

La carbonella esiste da quando esiste il fuoco: i tatuaggi della Mummia del Similaun erano praticati con delle piccole incisioni della pelle, poi ricoperte con carbone vegetale per ottenere l'immagine. Un processo antichissimo, che non aveva bisogno di bidoni di acciaio, né di app.

Attendiamo di avere maggiori informazioni sul contenuto innovativo del bidone, o in alternativa, rassegnamoci all'inevitabile oblio in cui scivolerà.