La nuova attività commerciale di Amazon è un severo colpo all'occupazione e alla privacy, ma il prezzo più alto di Amazon Go potrebbe essere un mare di plastica, a carico degli oceani, e della salute di uomini e pesci.

Negli avveniristici negozi di Bezos, frutta e verdura devono essere avvolte nella plastica singolarmente, in modo che i sensori possano identificare ogni pezzo. La convenienza costa cara in termini di occupazione, privacy, e soprattutto ambiente.

Amazon Go è la nuova catena di distribuzione alimentari al dettaglio gestita dal gigante delle vendite online Amazon. Il primo negozio, a Seattle, USA, è stato aperto ai dipendenti Amazon il 5 dicembre 2016, e al pubblico pochi giorni fa, il 22 gennaio 2018. Il negozio vende pasti pronti, generi alimentari e liquori.

Ha destato scalpore per la sua automazione spinta fino a livelli mai visti prima. I clienti sono in grado di acquistare prodotti senza l'utilizzo di un cassiere o di una stazione di cassa. Speciali sensori identificano il cliente, controllano ogni prodotto prelevato dagli scaffali, ne calcolano il prezzo e lo associano al cliente identificato. All'uscita, il cliente potrà andarsene senza affrontare sbarramenti, e l'importo della spesa sarà prelevato direttamente dal suo conto corrente.

La convenienza per il cliente sta nel prezzo, presumibilmente più basso vista la scarsa incidenza del personale nei costi, e nell'essere comodo e veloce. La convenienza per Amazon sta nel fatto che questo sistema induce ad acquistare più del necessario, e fornisce ad Amazon sempre più dettagli sulle abitudini più personali dei consumatori. Secondo gli psicologi e gli esperti di marketing, quando le persone usano una forma di pagamento astratta, spendono di più e cambia anche il tipo di prodotti acquistati.

La convenienza ha un costo privato, per il portafogli dei clienti e per la loro privacy, ma anche un costo sociale, per l'occupazione, messa duramente a repentaglio da questa automazione spinta, e dall'economicità che ne segue, in termini di concorrenza sleale nei confronti di chi deve pagare i dipendenti. In sostanza, assisteremo all'estremizzazione del fenomeno, già devastante, dei centri commerciali.

Ma anche il clima e gli oceani pare pagheranno cara questa impresa del colosso di Seattle, perché tutto, nel negozio, anche i limoni e i pomodori, è ricoperto di plastica. L'intelligenza artificiale e l'apprendimento automatico, tutti quei sensori sul soffitto, possono capire che il cliente X ha raccolto un pomodoro, ma non riescono a capire quanto pesa. Per cui ogni singolo oggetto in vendita deve essere pre-pesato, pre-prezzato, pre-confezionato e pre-etichettato individualmente.

Dal New Plastics Economy del World Economic Forum (vedi La New Plastic Economy), abbiamo appreso che entro il 2050 ci si aspetta che gli oceani contengano più materie plastiche che pesci (in peso), e l'intera industria delle materie plastiche consumerà il 20% della produzione totale di petrolio.

I lettori di Riusa sono molto attenti al problema della plastica. Per questo l'inquinamento plastico degli oceani è spesso al centro delle nostre riflessioni (vedi La tecnologia ci salverà dalla plastica?). Non è possibile abboccare al vecchio adagio che la plastica è un ottimo materiale riciclabile: la recente questione del bando cinese (vedi Il punto sui riciclabili) ha messo in luce che il riciclo della plastica è ancora molto indietro per poter parlare di economia circolare. A oggi, solo il 14% della plastica viene riciclato.

Per questo è necessario, prima di tutto, evitare di produrre inutilmente plastica. Urgono drastici cambiamenti nel comportamento dei consumatori e nella progettazione del prodotto, ma entrambi devono essere guidati da un'intransigente coscienza ecologica pubblica.

Negozi di alimentari, supermercati, aziende di abbigliamento, ristoranti, scuole e alberghi devono riesaminare le loro politiche. I governi devono assecondare questo cambiamento. Un giorno, forse, anche i politici capiranno che è più conveniente fare leggi contro la plastica monouso piuttosto che spendere una fortuna cercando di ripulire coste, salvare pesci e uccelli marini e incorrere in futuri costi sanitari causati dal consumo umano di plastica attraverso una catena alimentare satura.

E cosa ci dà invece Jeff Bezos? Un negozio in cui tutto viene venduto in confezioni monouso, in polietilene, in materiale composito (sandwich), in cartone o in contenitori di plastica monouso. Quasi tutti, ne abbiamo le prove, finiranno in discarica o defluiranno nel mare.

Evitare tutto questo è possibile: basta dire no ad Amazon Go.