Più volte stigmatizzate da politici, attivisti e scienziati, le bioplastiche-fuffa sono sempre al centro dell'attenzione, segno che gli interessi economici dietro di loro sono cospicui.

Il ministro dell'ambiente britannico riesuma le plastiche oxo-bio annunciando contributi pubblici per lo studio delle loro applicazioni. Ma il mondo scientifico e l'UE vanno nella direzione opposta.

Il ministro dell'ambiente britannico Michael Gove conferma che il Regno Unito sulla plastica ha poche idee ma ben confuse (vedi Piano plastica della Gran Bretagna: una delusione). Parlando delle terribili plastiche oxo-biodegradabili (OBP) in TV, ha spronato i tecnici del governo a prenderle in considerazione come uno "sviluppo potenzialmente affascinante."

Parlando all'"One Show" della BBC, Gove ha dichiarato: "Una delle cose che vogliamo fare con i soldi pubblici è sostenere l'innovazione e renderla più attraente per chi si occupa di riciclaggio." Un'affermazione che è anche un programma politico.

Non sono un mistero le strette relazioni di Gove con le aziende che lavorano nelle OBP, da qui nasce il nuovo orientamento governativo. Il problema è che i commenti entusiasti di Gove sono nettamente in contrasto con l'opinione della Commissione europea. A gennaio l'UE aveva affermato che avrebbe adottato misure per limitare l'uso delle OBP per la preoccupazione che il materiale si frammenta in microplastiche che inquinano gli oceani anziché essere "mangiato" dai microrganismi come previsto (vedi Plastica: l'UE risponde alla Gran Bretagna).

La strategia della Commissione in materia di materie plastiche, lanciata il 16 gennaio, ha recepito queste preoccupazioni, mettendo in guardia sul fatto che la plastica biodegradabile e compostabile potrebbe portare a maggiori rifiuti e compromettere i flussi di materiali riciclati a meno che non siano chiaramente etichettati.

Lo scorso novembre la Ellen MacArthur Foundation aveva chiesto un'indagine scientifica per avvalorare un divieto mondiale su questi materiali (vedi La tecnologia ci salverà dalla plastica?).

Rob Opsomer, responsabile per le iniziative sistemiche presso la fondazione, aveva dichiarato all'epoca: "Le prove disponibili suggeriscono in modo schiacciante che le OBP non conseguono ciò che i loro produttori rivendicano e invece contribuiscono all'inquinamento da microplastiche."

"Inoltre, questi materiali non sono adatti a un riutilizzo efficace a lungo termine, il riciclaggio su scala industriale o il compostaggio, il che significa che non possono far parte di un'economia circolare."

L'opinione comune è ovviamente quella che Gove abbia riesumato la questione delle discusse plastiche oxo-degradabili sotto la pressione dell'industria OBP.

Michael Stephen, vice presidente della Symphony Environmental Technologies, che produce OBP, ha dichiarato: "Penso che il governo abbia capito che qualcosa deve essere fatto sull'inquinamento delle materie plastiche ed è consapevole delle preoccupazioni dell'opinione pubblica." Ecco le argomentazioni dell'industria OBP: fare qualsiasi cosa, anche sbagliata, purché si calmino "le preoccupazioni dell'opinione pubblica."