Continua la furiosa campagna mediatica che cerca di spacciare le bioplastiche come la soluzione all'inquinamento degli oceani. Questa volta tocca a Lego, in collaborazione col WWF.

Sono già in produzione i primi pezzi raffiguranti foglie, cespugli e alberi ricavati da plastica a base vegetale proveniente dalla canna da zucchero. Saranno in vendita a Natale, e preannunciano la conversione dell'intera produzione a bioplastica. A che pro?

Il fabbricante di giocattoli danese Lego ha dichiarato che su una serie di elementi botanici come foglie, cespugli e alberi, realizzati interamente in plastica a base vegetale, la produzione è già iniziata. Cominceranno a comparire nei cofanetti Lego con mattoncini e mini-figure più avanti quest'anno, presumibilmente entro Natale.

La decisione rientra nell'impegno di Lego di utilizzare materiali più sostenibili nei suoi prodotti principali, compresi i suoi famosi mattoncini, e negli imballaggi entro il 2030. Il suo scopo è trovare fonti sostenibili per sostituire le attuali materie prime a base di combustibili fossili, poiché, comunica l'azienda, "la plastica può anche essere fatta da materie prime sostenibili o di origine biologica."

I nuovi elementi Lego sono realizzati in polietilene, una plastica morbida, resistente e flessibile che può essere prodotta con etanolo estratto da materiale di canna da zucchero e, sostiene Lego, "è resistente come la plastica convenzionale." La prima domanda a bruciapelo che vorremmo porre ai danesi è: "se è resistente come la plastica convenzionale, che senso ha produrla a partire da materiali vegetali?"

Ad amplificare la contraddizione, scopriamo che "il materiale è stato testato per soddisfare gli elevati standard di Lego e le aspettative dei consumatori." Allora, è chiaro che la plastica dei mattoncini e compagnia è fatta per durare: i bambini sarebbero molto delusi se l'alberello si disfacesse dopo pochi giorni. Tanto vale farli della cara e vecchia plastica da petrolio. A rafforzare questa considerazione, c'è il consiglio dell'azienda di donare i mattoni non più usati a scuole e associazioni di beneficenza oppure, se non più adatti per il gioco, riciclati come "l'altra plastica".

Come si vede, i proclami verdi cozzano con il malcelato orgoglio di chi produce dei giocattoli storicamente considerati indistruttibili. Difficilmente troveremo mattoncini Lego nel mare, e anche se fosse, continueremmo a trovarli anche quando saranno prodotti dallo zucchero di canna.

La produzione sarà convertita in maniera graduale. All'inizio, gli elementi in polietilene ammonteranno solo all'1-2% della quantità totale di elementi in plastica prodotti dal colosso dei giocattoli.

"Vogliamo avere un impatto positivo sul mondo che ci circonda e stiamo lavorando duramente per realizzare ottimi prodotti per i bambini che utilizzano materiali sostenibili," ha dichiarato Tim Brooks, vice presidente della responsabilità ambientale del Gruppo Lego. "Questo è un primo grande passo nel nostro ambizioso impegno di rendere tutti i mattoncini Lego che utilizzano materiali sostenibili."

Continuiamo a non capire: come abbiamo scritto su I supermercati salveranno i mari dalla plastica?, "con le cosiddette bioplastiche si rischia di finire dalla padella alla brace. Non è la provenienza in parte o tutto da colture vegetali a rendere innocuo un materiale, ma il potenziale danno che potrà fare una volta terminata la sua funzione."

Per questa generosa mano di verde alla sua produzione, Lego ha chiesto e ottenuto l'avallo del WWF, e ha aderito alla Bioplastic Feedstock Alliance (BFA) per garantire l'approvvigionamento sostenibile della materia prima per l'industria delle bioplastiche. Questo significa che, per assicurare al signor Lego la fornitura costante in quantità e qualità di bioplastica, verranno sottratti permanentemente ettari ed ettari di terreno alla produzione alimentare. Alla faccia di chi sbandiera la sostenibilità della bioplastica.