Una singolare indagine scientifica correla risutati sociali in termini di welfare di 150 paesi con l'utilizzo delle risorse. Tutti bocciati, ma il più vicino alla promozione è, clamorosamente, il Vietnam.

L'Università di Leeds quantifica l'uso delle risorse nazionali associato alla soddisfazione dei bisogni di base. Sette indicatori di pressione ambientale nazionale e 11 indicatori di prestazioni sociali per oltre 150 paesi.

Esiste un paese che soddisfi i bisogni fondamentali dei suoi cittadini, in cui tutti potrebbero aspettarsi di vivere una vita lunga, sana, felice e prospera? E potrebbe farlo usando risorse naturali a un livello sostenibile?

La risposta è no. In tutto il mondo, se tutti sulla Terra conducessero una vita dignitosa entro i limiti di sostenibilità del nostro pianeta, il livello delle risorse utilizzate per soddisfare i bisogni di base dovrebbe essere ridotto di un fattore da due a sei volte.

Questi sono i risultati della ricerca condotta dall'Università di Leeds e pubblicata sul sito di Nature Sustainability. Nel lavoro, è stato quantificato l'uso delle risorse nazionali associato alla soddisfazione dei bisogni di base per un gran numero di paesi e confrontato con ciò che è globalmente sostenibile. Sono state analizzate le relazioni tra sette indicatori di pressione ambientale nazionale (rispetto ai limiti ambientali) e 11 indicatori di prestazioni sociali (relativi ai requisiti per una vita buona) per oltre 150 paesi.

Le soglie scelte per rappresentare il "buen vivir" sono tutt'altro che stravaganti: un punteggio di soddisfazione della vita di 6,5 su 10, 65 anni di buona salute, l'eliminazione della povertà al di sotto di 1,90 dollari al giorno e così via. Il problema è che il raggiungimento universale di questi obiettivi potrebbe spingere l'umanità oltre i limiti ambientali.

Le emissioni di CO2 sono il limite più difficile da rispettare, mentre l'uso di acqua dolce è il più semplice (al netto di problematiche locali). È probabile che i bisogni fisici come la nutrizione e l'igiene possano essere soddisfatti per sette miliardi di persone, ma obiettivi più ambiziosi, tra cui l'istruzione secondaria e un'alta soddisfazione di vita, potrebbero richiedere un livello di utilizzo delle risorse da due a sei volte superiore a quello sostenibile.

Nessuna sorpresa, le economie avanzate, come Stati Uniti, Regno Unito e Unione Europea, soddisfano i bisogni fondamentali dei loro cittadini, ma lo fanno a un livello di utilizzo delle risorse che va ben oltre la sostenibilità globale. Al contrario, i paesi che utilizzano le risorse a un livello sostenibile, come lo Sri Lanka, non riescono a soddisfare i bisogni primari della propria popolazione.

Per aiutare a comunicare la portata della sfida, c'è un sito web interattivo, che mostra le prestazioni ambientali e sociali di tutti i paesi. Consente inoltre di modificare i valori scelti per la "buona vita" e di vedere come questi valori influenzerebbero la sostenibilità globale.

Purtroppo, più soglie sociali si raggiungono in un paese, maggiori sono i confini biofisici che si tende a trasgredire. Osserviamo la Figura 1: Misure di una "buona vita" contro il superamento di limiti di risorse per diversi paesi (in scala per popolazione). Idealmente, i paesi dovrebbero trovarsi nell'angolo in alto a sinistra ovvero nella zona dove si raggiungono più risultati sociali utilizzando meno risorse.

Nessun paese raggiunge attualmente tutte le 11 soglie sociali senza superare i molteplici confini biofisici. Il dato sorprendente è che l'occidente è massicciamente sopravvalutato. Il paese più vicino al quadrante in alto a sinistra nella Figura 1, è infatti il Vietnam, che raggiunge sei delle 11 soglie sociali, mentre trasgredisce solo uno dei sette confini biofisici (emissioni di CO₂). Il Vietnam è dunque la nazione più vicina all'equilibrio tra sostenibilità e buona vita, ma in alcune aree è ancora insufficiente (Figura 2).

Non che il Vietnam sia perfetto, secondo lo studio emette ancora troppa CO2, ma nel grande schema, è molto più avanti sulla strada della sostenibilità di molte nazioni a noi vicine. Preoccupante, per esempio, il risultato dell'Italia, che ha lo stesso livello di soddifazione dei bisogni dei cittadini del Vietnam, ma usando il triplo delle risorse. Da un altro punto di vista, il Belpaese (si fa per dire) usa le stesse risorse della Germania per ottenere la metà in termini di soddisfazione dei cittadini (Figura 1).

Il lavoro si basa su precedenti ricerche condotte dal Centro di resilienza di Stoccolma, che ha identificato nove "confini planetari" che, se persistentemente superati, potrebbero portare a cambiamenti catastrofici. Gli indicatori sociali sono strettamente collegati agli obiettivi di alto livello fissati dalle Nazioni Unite. Un quadro che combina i confini planetari e le soglie sociali è stato proposto dall'economista Kate Raworth ed è descritto nel suo recente libro Donut Economics (dove la "ciambella" si riferisce alla forma delle trame nazionali, come quella sopra per il Vietnam).

Le scoperte mostrano come i paesi stanno facendo rispetto alla struttura di Raworth, e presentano una seria sfida all'approccio "business as usual" allo sviluppo sostenibile. Suggeriscono che alcuni degli obiettivi, come la lotta al cambiamento climatico, potrebbero essere indeboliti dalla ricerca di altri, in particolare quelli incentrati sulla crescita o alti livelli di benessere umano.

È interessante notare che la relazione tra uso delle risorse e prestazioni sociali è quasi sempre una curva con rendimenti decrescenti. Questa curva ha un "punto critico", dopo il quale l'utilizzo di più risorse non aggiunge quasi nulla al benessere umano.

Le nazioni ricche, compresi gli Stati Uniti, il Regno Unito e in parte l'Unione Europea, sono ben oltre il punto critico, il che significa che potrebbero ridurre sostanzialmente la quantità di carbonio emesso o materiali consumati senza perdita di benessere. Ciò a sua volta libererebbe lo spazio ecologico per molti paesi più poveri, dove un aumento dell'uso delle risorse contribuirebbe molto di più ad una buona vita.

Nel medio-lungo periodo, è necessario che tutti i sette miliardi e passa di persone vivano (possibilmente bene) entro i limiti del nostro pianeta. Per questo, sono necessari cambiamenti radicali, come la riduzione drastica delle disuguaglianze di reddito e il passaggio dai combustibili fossili alle energie rinnovabili il più rapidamente possibile.

Ma, soprattutto, nazioni ricche come gli Stati Uniti, l'Unione Europea e il Regno Unito devono andare oltre la ricerca della crescita economica, che non migliora la vita delle persone in questi paesi, ma spinge l'umanità sempre più vicina al disastro ambientale.