Il mare è ormai soffocato dalla plastica, ma il Ministero della Salute dichiara: "No al riuso. Permessi solo i sacchetti monouso."

L'assurda nota del ministero della salute conferma che il vero nemico dell'ambiente è la burocrazia.

Siamo all'assurdo: una nota del Ministero della Salute vieta di riutilizzare i sacchetti per la spesa di frutta e verdura perché sussiste un rischio di eventuali contaminazioni. Stiamo parlando, ricordiamo, di avvolgere della frutta e della verdura non lavata in sacchetti sterili e monouso, manco fossero medicinali da iniettare direttamente nelle vene dei pazienti.

La nota prosegue: "non siamo contrari al fatto che il cittadino possa portare i sacchetti da casa, a patto che siano monouso e idonei per gli alimenti." In altre parole: se non volete pagare i due centesimi che vi fa pagare il supermercato, potete pagarne venti per il sacchetto che vi portate da casa. Ma guai a riutilizzare i sacchetti.

"Il riutilizzo dei sacchetti," ha affermato il segretario generale del dicastero Giuseppe Ruocco, "determinerebbe infatti il rischio di contaminazioni batteriche con situazioni problematiche." E Ruocco non solo si produce in uno sproloquio ipersalutista, ma addirittura passa la patata bollente della vigilanza ai dettaglianti, trasformandoli in poliziotti: "Il titolare dell'esercizio commerciale ha ovviamente la facoltà di verificare l'idoneità dei sacchetti monouso introdotti."

Nella circolare interpretativa emessa ieri dal Ministero dell'Ambiente in materia di sacchetti biodegradabili c'è tutta la sciatteria intellettuale che ha trasformato i nostri mari in un'immensa discarica di materie plastiche. Il rischio di contaminazione di verdura non ancora lavata, e quindi non consumabile direttamente, è irrisorio rispetto al problema che crea questa applicazione paracula delle regole.

Come abbiamo già spiegato in La legge che favorisce lo spreco di cibo, burocrazia e paraculismo sono i maggiori nemici dell'ambiente. Il mare è soffocato dall'inquinamento plastico, che rappresenta il 90% dei rifiuti presenti sulle spiagge. Nel corso di una ricerca, sono stati trovati lungo un tratto di costa di 37 miglia, circa 220.000 pezzi di plastica, tra cui sacchetti di plastica, tappi di bottiglia e bastoncini di cotone.

Abbiamo già riferito della pressione esercitata sui supermercati per tagliare o comunque ridurre gli imballaggi di plastica non necessari (vedi Stop plastica nei supermercati), un'osservazione durata sette anni su alcune spiagge, ha portato a prove inquietanti su dove finisce la plastica.

I risultati puntano il dito contro i sacchetti di plastica, i bicchierini di bevande e da caffè da asporto e le microsfere che si trovano nei detergenti per il viso e nel dentifricio.

Molte persone accusano gli utenti che frequentano le spiagge di lasciare i rifiuti sul suolo e non sul cestino e i pescatori di scaricare i rifiuti sulle spiagge, ma lo studio mostra che la maggior parte dei rifiuti è costituita da frammenti di plastica presente nel mare già da lungo tempo.

Quello dei rifiuti plastici è un problema che si estende a tutti i mari del mondo. E il nostro governo risponde a questo scempio impedendo la pratica antica e innata del riutilizzo, con norme assurde e insopportabili.