Le tazze di caffè riutilizzabili sono solo una goccia nell'oceano per gli sforzi per salvare i nostri mari. La pesca eccessiva e il cambiamento climatico danneggiano l'ambiente marino almeno quanto l'inquinamento plastico.

L'inquinamento da plastica degli oceani è un fenomeno mediatico. Per fortuna. Ma c'è il rischio che in questo modo vengano sottovalutate minacce anche peggiori per la salute del mare, come la pesca eccessiva e il riscaldamento globale.

L'inquinamento plastico degli oceani è oggi un argomento sensibile presso la pubblica opinione. La plastica è diventata onnipresente negli oceani del mondo, con frammenti trovati nelle profonde fosse oceaniche e nelle calotte glaciali artiche. Inoltre, immagini di animali simbolici come balene e tartarughe impigliate nella plastica danno al pubblico immagini potenti del problema.

Non c'è dubbio che la plastica sia un grosso problema. Uno studio sulla rivista Marine Policy riferisce che l'inquinamento plastico potrebbe raggiungere e superare il cosiddetto confine planetario, ovvero la soglia oltre la quale diventa un problema serio per l'intero pianeta.

Tuttavia, nonostante tutta l'attenzione prestata alla plastica oceanica, questa non è la più grande minaccia per l'ambiente marino. Il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità (causata principalmente dall'impatto della pesca eccessiva dei nostri oceani) hanno superato i loro rispettivi confini planetari.

Uno studio più recente segnala che il cambiamento climatico e la biodiversità sono i due aspetti principali vicini ai confini planetari. Superare questi valori per un periodo prolungato potrebbe causare rapidi e importanti cambiamenti, come sensibili aumenti della temperatura o il crollo di importanti funzioni dell'ecosistema.

La più grande struttura abitativa del mondo, la grande Barriera Corallina in Australia, ha subito negli ultimi anni eventi di deterioramento su larga scala, con circa il 50% della diminuzione della quantità di corallo negli ultimi due anni. Questi eventi, insieme al degrado di altri habitat marini come le foreste di alghe e le praterie di alghe, sono un esempio dei danni attribuibili al cambiamento climatico.

Poi c'è il problema della pesca non sufficientemente regolamentata, di cui abbiamo parlato in Stop alla pesca d'alto mare. L'ultimo rapporto ufficiale della FAO ci rivela che il 33% delle attività di pesca sono sovrasfruttate e il 60% è completamente sfruttato.

Perché la pesca eccessiva e il cambiamento climatico non ottengono la stessa attenzione della plastica? Probabilmente perché l'inquinamento plastico fornisce una "verità conveniente", consentendo a individui, società e politici di apparire amici dell'ambiente senza modificare il proprio stile di vita, sostituendo la plastica con qualche altro miracoloso materiale (vedi La bufala della bioplastica), e ignorando la radice di tutti i problemi ambientali, che è il consumo eccessivo di risorse.

Soluzioni tecnologiche su larga scala, come il progetto Ocean Cleanup (vedi Ocean Cleanup: la sfida ha inizio), forniscono ottimismo al pubblico interessato e attento. Eliminare le cannucce di plastica (vedi Taiwan: guerra alle cannucce), promuovere tazze di caffè riutilizzabili (vedi Londra: stop ai bicchieri di caffè in discarica) o avere un corridoio di supermercato senza plastica (vedi I supermercati salveranno i mari dalla plastica?) sono facili vittorie per grandi aziende che non influiranno sui profitti, anzi, probabilmente provocheranno maggiori entrate a chi le promuove.

Questi stessi gesti simboleggiano non solo l'attenzione dei clienti all'ambiente, ma anche la sensazione (errata) che i clienti stiano contribuendo all'effettiva soluzione di problemi ambientali.

In realtà, è necessario apportare cambiamenti comportamentali individuali molto più grandi, come ad esempio modificare drasticamente le nostre diete per ridurre notevolmente il pesce e la carne (vedi Carne e latte: i grandi inquinatori), ridurre l'uso dell'auto e dell'aereo e persino ridurre il numero di bambini che decidiamo di avere (vedi Le scelte che riducono le emissioni).

Secondo Rick Stafford, professor in biologia marina alla Bournemouth University, se le compagnie aeree eliminassero la plastica monouso, ciò potrebbe far risparmiare circa 20 grammi di plastica a una persona su un tipico volo transatlantico. Tuttavia, ogni passeggero su quell'aereo sarebbe responsabile di circa una tonnellata di emissioni di anidride carbonica, circa mezzo milione di volte più gas serra rispetto ai rifiuti di plastica.

A occuparsi di affrontare i problemi grossi dovrebbe essere la politica: i governi hanno il potere di imporre il cambiamento, ma sono riluttanti a farlo, perché in questi momenti di populismo e radicalismo, questo significherebbe perdere voti. Il mondo non è in grado di raggiungere gli obiettivi dell'accordo di Parigi sul clima per mantenere l'aumento della temperatura a 2°C.

I mercati si adegueranno alla domanda dei consumatori, ma questo è troppo poco e troppo tardi per affrontare la portata e l'urgenza della minaccia ambientale. In definitiva, la maggior parte dei governi crede nella necessità di una crescita economica, in ossequio alla quale le preoccupazioni ambientali sono generalmente trascurate.

I gesti simbolici e le soluzioni tecnologiche hanno un effetto limitato nel ridurre l'inquinamento plastico nell'ambiente marino. Dobbiamo richiedere il cambiamento da grandi aziende e dai governi su tutte le politiche ambientali. Dobbiamo anche capire i sacrifici necessari per garantire il futuro dell'umanità.

A livello internazionale, abbiamo bisogno di politiche e legislazione per prevenire l'eccessivo consumo da parte di individui e aziende, promuovere il riutilizzo dei prodotti e massimizzare il riciclo dei materiali. È inoltre fondamentale trovare misure alternative al PIL per il benessere, se vogliamo ridurre i consumi e raggiungere obiettivi globali sul clima, sulla produzione alimentare e persino sui rifiuti di plastica.