Le nazioni dovrebbero triplicare gli sforzi attuali per raggiungere il solo obiettivo dei 2°C, mette in guardia il rapporto ONU.

Il Rapporto sulle emissioni delle emissioni 2018 delle Nazioni Unite ha rivelato alcune notizie allarmanti sull'aumento delle nostre emissioni globali di CO2.

A 21° secolo inoltrato, stiamo assistendo a un elenco monumentale di problemi ambientali che riguardano il nostro pianeta. Tutti gli sforzi degli scienziati e dei vari leader del settore per fornire nuove strategie audaci che siano al contempo realizzabili e offrano risultati apprezzabili, sono notizie tutto sommato incoraggianti.

Ancora più promettente è l'avvento di tecnologie innovative per la conversione della nostra energia a fonti rinnovabili, come le reti intelligenti (vedi Le micro-reti promettono energia per tutti), il sempre più economico accumulo in batterie (vedi Tesla vuole spianare l'anatra), o i progressi dell'eolico offshore (vedi L'energia eolica dell'oceano). Insomma, sta emergendo una consolante narrazione.

Ma la realtà è ben più cruda: secondo le informazioni di Emissions Gap Report 2018, una pubblicazione sull'ambiente delle Nazioni Unite pubblicata il 27 novembre, i progressi costanti che avevamo compiuto per abbattere le emissioni globali di CO2 sono rallentati.

Questo non è del tutto una sorpresa, poiché le notizie arrivano durante un periodo di rapida espansione e crescita nell'industria in tutto il mondo.

La relazione concentra la parte principale della sua valutazione sulla risposta dei paesi più ricchi, i potenti membri del G20, come pure dei paesi che compongono l'Unione europea, di attuare alcune delle forti raccomandazioni stabilite dall'Accordo di Parigi, concordate dai paesi partecipanti la conferenza delle parti nel 2015.

La relazione individua le ragioni alla base dell'aumento delle emissioni in termini di mancanza di sforzi coerenti e mancanza di finanziamenti coerenti messi in atto da numerosi paesi che fanno parte dell'accordo.

La relazione speciale dell'IPCC (vedi Fermiamo il riscaldamento, o saranno guai) aveva delineato che l'obiettivo di mantenere le temperature globali in aumento entro i 2°C è raggiungibile, mentre l'obiettivo di stare sotto gli 1,5°C sta diventando sempre più difficile da raggiungere.

Per quanto riguarda l'obiettivo dei 2°C, questo dipende unicamente da quanto siamo vicini a colmare queste lacune nei prossimi 12 anni.

L'aspetto più preoccupante della relazione è il rilievo che, c'è stato un aumento delle emissioni registrato per il 2017, il primo dopo un periodo di calo di tre anni: i numeri hanno raggiunto 53,5 GtCO2 (giga tonnellate di CO2) l'anno scorso.

Al momento, solo 57 paesi sono sulla buona strada per raggiungere l'obiettivo morbido nel 2030, mentre si richiede una triplicazione degli sforzi alla maggior parte dei paesi per raggiungere gli obiettivi minimi nel 2030.

Oltre ai dati, il rapporto spiega quali miglioramenti specifici da parte di vari soggetti potranno metterci sulla strada giusta. Il settore privato deve intensificare gli sforzi, sostenendo finanziariamente le iniziative verdi e l'innovazione, cosa che fino a oggi è mancata (vedi Clima: le banche non stanno facendo la loro parte).

Nello specifico, il rapporto fornisce dettagli sulle cinque aree principali: allineamento economico globale, scalabilità commerciale, orizzonte a lungo termine, assunzione del rischio e approcci orientati alla strategia, che forniscono risposte su come raggiungere l'obiettivo.

Come spiega il direttore esecutivo aggiunto delle Nazioni Unite, Joyce Msuya, "Se il rapporto dell'IPCC rappresenta un allarme antincendio globale, questo rapporto è l'indagine delle cause."

"La scienza è chiara," prosegue Msuya: "per tutte le ambiziose azioni sul clima che conosciamo, i governi devono muoversi più velocemente e con maggiore urgenza. Stiamo alimentando questo fuoco, mentre i mezzi per estinguerlo sono a portata di mano."