In arrivo sanzioni per alcune nazioni europee le cui città medie e grandi non riescono a combattere l'inquinamento atmosferico. Sotto accusa riscaldamento e veicoli diesel.

I governi interessati al provvedimento dovranno considerare drastici cambi ai due settori maggiormente responsabili dell'inquinamento urbano: le prime vittime della nuova normativa potrebbero essere le stufe a pellet e le auto diesel. Se saranno provvedimenti seri, per il pellet e il carbone domestico non c'è molto scampo.

Le famiglie con stufe a legna o a carbone potrebbero affrontare nuove restrizioni sul loro sistema di riscaldamento, nell'ambito della reprimenda che riguarda Italia, Francia, Germania, Spagna e Regno Unito, rei di avere omesso provvedimenti per impedire l'inquinamento in 130 città europee.

L'inquinamento atmosferico è in testa alle preoccupazioni dell'UE. All'inizio di questa settimana, la Commissione europea ha avvertito che questi paesi dovranno affrontare azioni giudiziarie in Europa a meno che non producano una nuova strategia accettabile per assicurare che la qualità dell'aria sia in linea con i requisiti legali.

I governi interessati al provvedimento dovranno considerare drastici cambi ai due settori maggiormente responsabili dell'inquinamento urbano: la mobilità e il riscaldamento degli immobili. La richiesta di documentazione scadrà il 27 febbraio.

In caso di mancata risposta "la Commissione procederà alla fase successiva della procedura di infrazione, vale a dire il rinvio alla Corte dell'Unione europea" si legge in una lettera scritta dal Commissario europeo per l'ambiente Karmenu Vella e inviata ai Paesi europei che ancora non si sono adeguati agli standard relativi al biossido di azoto e al particolato.

In Regno Unito le stufe domestiche funzionano ancora per una parte consistente a carbone, combustibile prodigo di CO2 e di particolato. Tuttavia, il ministero britannico per l'ambiente, l'alimentazione e gli affari rurali (Defra) ha in serbo la possibilità di passare a combustibili solidi più puliti, non di vietare l'uso delle stufe.

"Bruciare carburante sporco ha un impatto reale sulla qualità dell'aria per la nostra famiglia e chi ci circonda", ha dichiarato il ministro dell'Ambiente Thérèse Coffey in una nota.

Secondo il governo britannico, la combustione interna di carbone e legno è responsabile di circa il 40% delle emissioni nocive di particolato, rendendola la principale fonte. Il passaggio dal legno umido al legno secco potrebbe ridurre della metà le emissioni di particolato di una stufa, secondo il Defra.

Se per le pianure britanniche il problema principale è dato dalla vetustà degli impianti di riscaldamento a carbone, per la pianura padana i crucci maggiori vengono dai modernissimi impianti a pellet o a legna, che fino a pochi anni fa venivano veduti come ecologici.

La "combustione di biomasse legnose" rappresenta il 45% di tutte le polveri fini che respirano gli abitanti della Lombardia, come certificano le analisi dell'Arpal superando di gran lunga l'apporto del traffico e degli impianti di riscaldamento a gasolio. I fumi dei motori diesel sono il 14% delle polveri sottili, e si arriva a stento al 27% sommando la polvere generata dagli attriti del traffico veicolare.

Dati non molto diversi sono stati diffusi dall'Enea o dall'Istituto superiore di sanità. Il legno, se bruciato in impianti ad alto rendimento, può avere efficienze importanti ed emissioni assai contenute (vedi Legno nelle centrali elettriche). Inoltre potrebbe essere definito "a bassa emissione di anidride carbonica" se provenisse da legname a chilometro zero. Condizioni che, purtroppo, accadono raramente negli impianti domestici.

Restiamo in attesa dei provvedimenti UE, e soprattutto delle leggi nazionali che li seguiranno. Se saranno seri, per il pellet e il carbone domestico non c'è molto scampo.