L'associazione no-profit ReFED: il banchetto degli sprechi vale 14,7 miliardi di euro. Maggiori profitti ai negozi che si adegueranno tecnologicamente. Ma basterà?

Pubblicato un vademecum per i rivenditori utile a sviluppare strategie di riduzione dei rifiuti alimentari.

ReFED, l'organizzazione no-profit con sede a San Francisco impegnata nella riduzione degli sprechi alimentari, ha annunciato la pubblicazione della Guida all'azione sui rifiuti alimentari al dettaglio, che afferma che gli sprechi alimentari rappresentano un'opportunità di profitti per 14,7 miliardi di euro ($18,2 miliardi) per i dettaglianti di generi alimentari.

La guida si propone di fornire ai rivenditori di generi alimentari una serie di soluzioni che aiuteranno a prevenire e recuperare gli sprechi alimentari.

È necessario, si legge nel documento, trasformare la lotta allo spreco da un costo incorporato nella vendita a una spesa controllabile e una fonte di valore. Secondo il rapporto, il valore degli sprechi alimentari è il doppio dei profitti derivanti dalle normali vendite di cibo e fornisce suggerimenti su soluzioni per ridurre gli sprechi senza aumentare i costi.

La guida sprona i dettaglianti all'aumento della donazione volontaria di cibo e al riciclo di sostanza organica. Gli strumenti per organizzare le vendita di generi alimentari esistono già: la determinazione dei prezzi dinamica, la standardizzazione delle etichette e la gestione avanzata dell'inventario sono stati descritti come alcuni dei più efficaci.

Servizi via app, come la condivisione del giro delle consegne e le blockchain per registrare la catena di conservazione, hanno il potenziale di quasi raddoppiare la quantità di cibo recuperato. Tecniche di riciclo come il compostaggio o la digestione anaerobica sono state descritte come uno dei modi più efficaci per ridurre il volume delle discariche.

Pubblicando questo documento, ReFED sottolinea che lo spreco di cibo non deve essere un onere e può invece essere un'opportunità. I consumatori sono diventati più interessati al cibo fresco, i principali rivenditori di generi alimentari sono stati costretti a ripensare il loro approccio.

Esiste un buon potenziale per la riduzione degli sprechi alimentari, utilizzando anche imballaggi intelligenti, per ridurre i rifiuti. Per quanto riguarda cosa fare sugli articoli pronti in negozio, che causano ancora un sacco di scetticismo nei confronti delle associazioni no-profit, come i banchi alimentari, probabilmente una politica più chiara e soluzioni più innovative possono risolvere il problema.

Occorre un modello completamente diverso di conservazione e distribuzione alimentare, attraverso innovazioni tecnologiche. Finanziare questo tipo di infrastruttura può essere difficile, ma ci sono progressi soprattutto nei piccoli dettaglianti.

L'approccio economicista dell'associazione ReFED non mancherà di avere successo, supponiamo. Tuttavia, è presumibile che né la voglia di conseguire ricavi extra, né l'affidarsi esclusivamente alla tecnologia siano elementi sufficienti nella difficile sfida contro gli sprechi di cibo.

Il cambio di mentalità auspicato da ReFED dovrebbe estendersi anche al cambio di modello economico: finché durerà la corsa alla concentrazione dell'offerta nella Grande Distribuzione Organizzata, sarà sempre più difficile adottare le pratiche regole di buonsenso che evitano gli sprechi di cibo.

Lo sforzo organizzativo consigliato da ReFED servirà a qualcosa, ma se il modello distributivo non tornerà, in Italia come altrove, ai piccoli esercizi di prossimità, l'impressione è che il problema esploderà nonostante i palliativi.