Secondo un'organizzazione ambientalista tedesca, l'istituzione sta ancora finanziando carbone, petrolio e gas.

La potente istituzione per lo sviluppo ha aumentato il finanziamento dell'energia pulita. Ma i combustibili fossili continuano a ricevere la quota maggiore di supporto.

La Banca Mondiale deve affrontare critiche per aver continuato a sostenere lo sviluppo dei combustibili fossili, nonostante le iniziative volte a ripulire il proprio portafoglio.

L'istituto ha ottenuto una buona nomea cessando di erogare prestiti diretto alle centrali elettriche a carbone, promettendo di tagliare il supporto per l'esplorazione di nuovi giacimenti di petrolio e gas e aumentando il suo bilancio verso l'energia pulita.

Eppure negli ultimi cinque anni il sostegno del gruppo al petrolio e al gas è aumentato, mentre il carbone ha beneficiato di sussidi indiretti, secondo l'analisi della ONG tedesca Urgewald.

Lo studio, che copre 675 investimenti attivi, ha rilevato 21 miliardi di dollari (euro 18,5 miliardi) destinati ai combustibili fossili. Se da un lato il finanziamento dell'energia pulita è cresciuto rapidamente nel quinquennio 2014-18, non ha ancora raggiunto il livello dell'energia ad alto inquinamento. La cifra corrispondente all'energia rinnovabile oscilla tra i 7 miliardi (euro 6,22 miliardi) e i 15 miliardi di dollari USA (euro 13,34 miliardi), a seconda dei criteri usati per identificare l'energia rinnovabile. Per esempio, ballano i grandi impianti idroelettrici e altri progetti con benefici ambientali controversi.

"È una grande delusione scoprire che il Gruppo della Banca Mondiale continua a fornire una tale quantità di finanziamenti pubblici per i combustibili fossili," ha dichiarato l'autore del rapporto Heike Mainhardt. "La banca in tal modo compromette completamente i propri sforzi per le fonti di energia rinnovabile e gli obiettivi climatici di Parigi."

Un portavoce della Banca Mondiale ha difeso il suo operato, dicendo che il rapporto di Urgewald "dipinge un'immagine distorta del nostro lavoro nel settore energetico." L'inclusione di "progetti ereditati dal passato, il cui finanziamento è stato approvato molti anni fa, non riflette i cambiamenti sostanziali che si sono verificati nel finanziamento energetico della Banca Mondiale negli ultimi dieci anni," ha affermato.

Nell'ultimo anno fiscale, la banca ha approvato 20,5 miliardi di dollari USA (euro 18,2 miliardi) in finanziamenti per l'azione per il clima, ha aggiunto, raggiungendo l'obiettivo del 2020 con due anni di anticipo rispetto al previsto.

Il rapporto arriva pochi giorni dopo la conferma della nomina del nuovo presidente della Banca Mondiale, David Malpass, una scelta di Donald Trump.

Gli ambientalisti hanno espresso timori che l'ex funzionario del tesoro statunitense metta lotta contro il cambiamento climatico in seconda fascia di priorità, in linea con la politica di Trump. Ma Malpass ha offerto le prime rassicurazioni sul fatto che vede il cambiamento climatico come un "problema chiave" e che non cercherà di invertire il divieto di finanziamento del carbone.

"Guardando al suo passato, siamo molto curiosi di sapere come dirigerà seriamente gli sforzi climatici della banca
," ha detto Moritz Schröder-Therre, portavoce di Urgewald. "Gli stati membri della banca al di fuori degli Stati Uniti, in particolare i potenti azionisti europei, che stanno attualmente ricostruendo i propri sistemi energetici per diminuire il loro impatto sul clima, dovrebbero assicurarsi che Malpass fermi le attività fossili della banca e aumenti l'assistenza ai paesi in via di sviluppo con sistemi energetici resilienti ai cambiamenti climatici a beneficio dei più poveri piuttosto che delle élite economiche e politiche."

Il rapporto di Urgewald ha rilevato che il finanziamento del gas della Banca Mondiale è aumentato da 1,5 miliardi di dollari nel 2014 a 2,2 miliardi. Anche i progetti petroliferi hanno visto un leggero aumento. Il finanziamento delle energie rinnovabili, compresa la grande energia idroelettrica, è aumentato da 0,5 (euro 445 milioni) a 2,0 miliardi (euro 1,78 miliardi).

Ha anche supportato indirettamente carbone. Nel marzo 2016, l'Agenzia multilaterale di garanzia degli investimenti (MIGA), una filiale della Banca Mondiale, ha prestato 783 milioni di dollari (euro 696 milioni) alla Deutsche Bank tedesca e alla giapponese Mizuho Bank. I fondi sono stati destinati al gruppo energetico sudafricano Eskom per sostenere un "programma di espansione della capacità". Tra gli altri scopi, finanzieranno le linee di trasmissione per trasportare l'elettricità dalle nuove centrali elettriche a carbone di Eskom.

La banca ha incoraggiato investimenti in carbone, petrolio e gas in Ghana, Kenya, Mauritania, Costa d'Avorio, Mozambico, Senegal, Egitto, Tanzania, Nigeria e Burkina Faso, secondo lo studio. I progetti sui combustibili fossili in quei paesi hanno beneficiato di agevolazioni fiscali, consultazioni o assistenza alla bozza di legislazione.

Tra i progetti controversi evidenziati dallo studio c'è il Trans Anatolian Pipeline (Tap), un gasdotto di 1.800 chilometri attraverso l'Azerbaigian e la Turchia, che molte controversie ha provocato in Italia per il suo disastroso passaggio in luoghi paesaggisticamente delicati della Puglia meridionale. La banca ha fornito 800 milioni di dollari (euro 711 milioni) di prestiti e una garanzia di 1,1 miliardi di dollari (euro 1 miliardo) per il progetto, che è stato pesantemente criticato per l'effetto sul clima, la corruzione e le preoccupazioni relative ai diritti umani.

L'istituto di sviluppo ha inoltre concesso 935 milioni di dollari (euro 831 milioni) di prestiti e crediti a un giacimento di gas offshore in Ghana, aprendo la strada ai campi petroliferi associati.