Secondo un rapporto, le banche alimentari hanno un ruolo nel ridurre le emissioni globali di carbonio.

Un'analisi suggerisce che le banche del cibo stiano aiutando non solo i poveri ad affrontare la fame, ma anche evitando emissioni di CO2 equivalenti a 2,2 milioni di automobili.

Le banche alimentari che operano in 57 paesi stanno giocando un ruolo chiave nell'affrontare gli sprechi alimentari e stanno evitando l'emissione di circa 10,54 miliardi di kg di CO2 l'anno, equivalenti alla produzione di quasi 2,2 milioni di autoveicoli.

Questa è la conclusione di un nuovo rapporto dal Global FoodBanking Network (GFN), dal titolo un po' lungo e articolato: "Waste not, Want not - Toward Zero Hunger: Food Banks - A Green Solution to Hunger" (più o meno: "Stop agli sprechi: Banchi alimentari - Una soluzione verde alla fame"), che mette in evidenza come la pratica della donazione di cibo alle famiglie bisognose vada incontro agli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (Sustainable Development Goals - SDG).

Il rapporto ha rilevato che le reti di banche alimentari della GFN, la Federazione europea delle banche alimentari (FEBA) e Feeding America assistono 62,5 milioni di persone e impediscono di sprecare circa 2,68 milioni di tonnellate di eccedenze alimentari commestibili sicure ogni anno.

Lo studio è stato pubblicato durante il Food Bank Leadership Institute (FBLI), una conferenza di tre giorni svoltasi a Londra la scorsa settimana, con lo scopo di aiutare gli operatori delle banche alimentari a condividere le migliori pratiche in materia di riduzione della fame e a vantaggio della sostenibilità ambientale.

"Il rapporto Waste Not, Want Not evidenzia l'impatto sociale e ambientale su larga scala delle banche alimentari," ha dichiarato Lisa Moon, presidente e CEO di GFN. "Il modello di banca alimentare si trova in una posizione unica per affrontare sia il paradosso della fame che quello degli sprechi alimentari a livello mondiale, che deve essere considerato una soluzione chiave nella lotta globale contro la fame."

Il gruppo inviterà questa settimana i produttori di alimenti, i rivenditori e i governi ad adottare raccomandazioni semplificate sull'etichetta, sostenendo che attualmente si stima che circa il 20 per cento di cibo commestibile sicuro sia sprecato solo per la confusione creata da frasi come "consumare preferibilmente" o "best before", e simili, sulle confezioni.

Nel mondo, più di 800 milioni di persone soffrono la fame, mentre un terzo di tutto il cibo prodotto non viene mangiato. Le banche del cibo svolgono un ruolo cruciale nell'affrontare la fame nel mondo e nella riduzione degli sprechi alimentari, e sono una grande opportunità per i rivenditori e le altre parti interessate a confrontare le loro esperienze in modo che possiamo imparare collettivamente a minimizzare il nostro impatto sul pianeta.