Il Brasile annulla il divieto di coltivazione della canna da zucchero in Amazzonia. Biodiversità sempre più a rischio.

Annullato un decreto di Lula del 2009 che limitava in Amazzonia e Patanal le conseguenze della devastante coltura.

Mercoledì scorso il presidente brasiliano Jair Bolsonaro ha annullato il divieto di coltivare la canna da zucchero nelle zone umide tropicali dell'Amazzonia e del Pantanal, una mossa che secondo gli ambientalisti minaccia le regioni ecologicamente vulnerabili.

Il divieto sulla coltura che il Brasile utilizza per produrre etanolo, era stato istituito con un decreto del 2009. Ora, questo provvedimento è stato annullato e ribaltato da Bolsonaro e dai suoi ministri dell'economia e dell'agricoltura.

Abrogando la misura, il governo "espone due fragili aree ecologiche all'espansione predatoria ed economicamente ingiustificabile della canna da zucchero, buttando alle ortiche l'immagine di sostenibilità internazionale che l'etanolo brasiliano aveva costruito con difficoltà", ha dichiarato l'Osservatorio do Clima, una coalizione di gruppi ambientalisti locali.

Il ministero dell'Agricoltura del Brasile ha negato che la mossa vada a minare la conservazione dell'Amazzonia e del Pantanal, affermando che la regola del 2009 era obsoleta, poiché da allora sono state approvate altre leggi a protezione di quelle aree.

L'Unione degli industriali della Canna da Zucchero (UNICA) ha affermato che la norma del 2009 non fosse altro che "un'impalcatura burocratica" aggiungendo che "l'etanolo e tutti i nostri prodotti sono sostenibili dall'inizio alla fine".

Il Brasile è il più grande produttore al mondo di canna da zucchero, con oltre 10 milioni di ettari coltivati nel 2018, secondo i dati di UNICA.

Il divieto di piantare canna da zucchero in Amazzonia e Pantanal era stato attuato sotto il governo dell'ex leader di sinistra Luiz Inacio Lula da Silva (2003-2010).

Aveva lo scopo di scoraggiare la semina del raccolto in quelle aree per paura che la canna da zucchero potesse causare deforestazione e occupare terreni adatti alla coltivazione alimentare.