Non saranno le battaglie degli ambientalisti, né i protocolli sulle emissioni di CO2 a far smettere la combustione di carbone: sarà solo una questione di soldi

Un rapporto analizza il settore dell'energia elettrica da carbone: un inevitabile declino dovuto alla competitività con le aggressive energie rinnovabili.

Circa il 75% della produzione di energia da carbone negli Stati Uniti è oggi più costosa dell'energia solare ed eolica, secondo un nuovo studio.

"Anche senza importanti prese di posizione della politica, assisteremo a uno smatellamento piuttosto rapido del carbone," sostiene Mike O'Boyle, coautore del rapporto per Energy Innovation, una società di analisi delle energie rinnovabili. "La nostra analisi mostra che possiamo molto velocemente sostituire il carbone con l'energia eolica e solare."

Gli autori dello studio hanno utilizzato la documentazione e i dati finanziari pubblicati dall'Agenzia di informazione energetica (EIA) per calcolare il costo dell'energia delle centrali a carbone rispetto alle opzioni eoliche e solari entro un raggio di 35 miglia. Hanno scoperto che ben 211 gigawatt dell'attuale capacità di carbone degli Stati Uniti, il 74% del totale del carbone, forniscono elettricità più costosa di quella del vento o del solare.

Entro il 2025 lo scenario diventa ancora più chiaro, con la quasi totalità dell'intero sistema carbonifero statunitense in difficoltà di costi rispetto a energia eolica e solare, anche a causa delle nuove turbine eoliche e pannelli solari.

Gli USA sono quindi al punto di non ritorno per il carbone. C'è un enorme potenziale per l'energia eolica e solare per sostituire il carbone, e questo comporta anche risparmi di denaro alle persone.

Gli impianti di carbone soffrono a causa dei crescenti costi di manutenzione, inclusi i controlli antinquinamento. Nel frattempo, il costo del solare e del vento è crollato mentre la tecnologia è migliorata. Il gas naturale a buon mercato e abbondante. Tutto ciò ha colpito la domanda di carbone: l'EIA riporta a gennaio che metà delle miniere di carbone degli Stati Uniti hanno chiuso negli ultimi dieci anni.

"L'era del carbone sta per finire," ha detto Curtis Morgan, amministratore delegato di Vistra Energy, uno dei maggiori proprietari di centrali a carbone in Texas. "Sempre più impianti vengono chiusi."

I dati pubblicati la scorsa settimana hanno messo in evidenza l'aumento delle fonti rinnovabili, con la produzione di elettricità da fonti pulite raddoppiata dal 2008. La maggior parte delle energie rinnovabili proviene da energia idroelettrica ed eolica. Il solare ha un ruolo secondario, sebbene in crescita.

Le rinnovabili ora rappresentano circa il 17% della produzione di elettricità degli Stati Uniti. E tutto ciò sta avvenendo nonostante il carbone sia sostenuto dalla simpatica amministrazione Trump.

Anche i combustibili fossili continuano a ricevere un sostegno istituzionale. Un recente rapporto pubblicato da una coalizione di gruppi ambientalisti ha rilevato che 33 banche globali hanno fornito 1,9 miliardi di dollari in finanziamenti a società del carbone, del petrolio e del gas dopo l'accordo sul clima di Parigi del 2015.

In alcune proiezioni fornite la settimana scorsa, l'EIA ha previsto che le emissioni di CO2 degli Stati Uniti rimarranno simili ai livelli attuali fino al 2050, visto che il consumo di carbone diminuirà nel breve, ma poi si stabilizzerà dopo il 2020.

Tale scenario, contestato da altri esperti che sostengono che la transizione verso le rinnovabili sarà più rapida, aggraverebbe il disastroso cambiamento climatico, causando l'inondazione di vaste aree delle coste americane, la diffusione di ondate di calore mortali, la crescita di incendi distruttivi e insicurezza di acqua e cibo.

L'amministrazione Trump ha largamente ignorato gli avvertimenti degli scienziati su questi pericoli, spingendo invece avanti un "mantra del dominio dell'energia" in base al quale enormi tratti di terra e acque federali vengono aperti per trivellazioni di petrolio e gas.

La situazione USA potrebbe essere replicata a breve in UE, dopo le elezioni di maggio 2019. Una più che probabile affermazione dei populisti farebbe passare le questioni climatiche in secondo piano, facendo emergere questioni meno importanti, ma più sentite dagli elettori, come l'immigrazione.

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