I negoziatori della COP25 di quest'anno a Madrid non hanno ottenuto nulla, nonostante le molte voci sull'accelerazione della crisi climatica. Ma a rimetterci sono soprattutto i poveri del pianeta, i più esposti alla crisi climatica.

Approfondiamo le considerazioni di chi dissente dal baraccone mediatico della COP25.

I negoziati ONU sul clima a Madrid, COP25, sono stati poco più di un fallimento (vedi Movimenti sociali alla COP25). L'estensione dei colloqui di qualche giorno, giustificata come un atto di buona volontà per risolvere i dissidi, è stata in pratica un modo, da parte degli stati petroliferi e dei paesi sviluppati, per eliminare le linee di dissenso dei paesi in via di sviluppo dal testo dell'accordo.

Secondo Saleemul Huq del Bangladesh, "aggiungere un giorno in più di negoziati è una tattica dei paesi ricchi e potenti che sanno che i negoziatori dei paesi poveri e vulnerabili non sono in grado di rimanere un giorno in più per difendere le proprie istanze."

Dopo un quarto di secolo di sterili trattative, non sorprende il fatto che gli interessi acquisiti rimangano inclini a distruggere ciò che resta del nostro unico pianeta Terra. Le aree del mondo in prima linea per i cambiamenti climatici gravi ed estremi sono l'Africa, il sud-est asiatico e il sud del mondo. Qui vive la maggior parte delle persone più povere e vulnerabili del pianeta.

Inondazioni, siccità, incendi, uragani si stanno già verificando in questi luoghi. Negli Stati costituiti da piccole isole (Small Island Developing States, SIDS), gli impatti sono critici, con picchi di marea che distruggono case, agricoltura e portano via vite. Tutto questo è destinato a peggiorare: alcune isole sono sulla buona strada per la completa distruzione in termini di habitat umani e naturali.

I rappresentanti di questi paesi cercano nella COP equità e giustizia. I più poveri sono anche le nazioni che emettono meno CO2 del mondo e non sono responsabili della catastrofe che le nazioni in via di sviluppo stanno determinando.

Il generale Ghazi, ex segretario alla Difesa del governo del Pakistan, ha dichiarato in un'intervista: "Penso che la mia più grande preoccupazione, specialmente nella zona in cui vivo, sia l'acqua. Le attività umane stanno danneggiando o deviando l'acquadel fiume Indo, da cui dipendono le persone nel mio paese, facendo soffrire gli abitanti dei tratti inferiori del fiume."

L'Organizzazione meteorologica mondiale (World Meteorological Organisation, WMO) ha presentato il suo severo rapporto sul clima nella prima settimana dei negoziati, seguito a ruota dal rapporto della IUCN (International Union for Conservation of Nature, Unione Mondiale per la Conservazione della Natura) sulla de-ossigenazione degli oceani del mondo.

Uno degli autori, il professor Dan Laffoley, ha dichiarato: "Siamo in guai seri perché, se guardassimo indietro di 30 anni, potremmo effettivamente renderci conto che la fonte dei nostri guai non è un gas, ma sono due: l'anidride carbonica e l'ossigeno."

"Dobbiamo anche preoccuparci dell'ossigeno nei mari (vedi baltico). Ce n'è molto meno di quanto serva, e questo inizia a interrompere alcuni dei cicli di base degli elementi necessari per la vita sulla terra, come l'azoto, il fosforo e i fosfati. Quindi questo è un problema molto reale."

Secondo uno studio commissionato dalla Commissione oceanografica intergovernativa dell'UNESCO e pubblicato sulla rivista Science, dal 1950 a oggi le acque degli oceani hanno perso il 2 per cento del loro ossigeno.

Il riscaldamento globale è responsabile della de-ossigenazione degli oceani per molte ragioni: più le acque sono calde, meno ossigeno è solubile in acqua. Inoltre, gli animali acquatici, con il caldo, consumano più ossigeno. Un'altra ragione è il rallentamento della circolazione delle grandi correnti oceaniche, che diminuisce gli scambi di ossigeno tra le acque di superficie e quelle profonde. A questi effetti bisogna sommare quelli legati all'eutrofizzazione, cioè l'eccesso di sostanze chimiche nutritive per le alghe riversate negli oceani come rifiuti: azoto, fosforo e zolfo, che fanno crescere i batteri che consumano ossigeno.

Preoccupa anche lo stato dei diritti umani, che aggrava il problema del riscaldamento globale. I paesi sviluppati sono accusati di perseguire politiche climatiche coloniali, soggiogando i più poveri.

Un'attivista dei Fridays For Future, Angela Valenzuela, cilena come l'originario paese ospitante di COP25, sottolinea che non sono solo i sistemi climatici, ma anche i sistemi sociali, a essere insostenibili. Sistemi di disuguaglianza in cui pochi privilegiati hanno accumulato, per decenni, risorse che consentono a poche nazioni di prosperare.

Il suo governo, in Cile, ha dichiarato lo stato di emergenza e introdotto coprifuoco per reprimere le proteste. Questo non ha impedito la decisione di spostare i colloqui delle Nazioni Unite a Madrid. Vi sono state violenze e violazioni dei diritti umani (vedi Movimenti sociali alla COP25).

I cileni stanno perdendo fiducia nei sistemi di governance non equi vigenti nel loro paese, e certamente non sono in grado di valutarli serenamente attraverso la siccità pluriennale e l'aumento degli impatti climatici ormai onnipresenti nelle parti settentrionale e centrale del paese.

Dice Valenzuela: "Per me è stato molto scioccante arrivare al COP e vedere tutto il greenwashing del Cile. Tutte le splendide foto dei paesaggi e i nomi delle nostre città sono un insulto alla verità. La COP è un luogo per il greenwashing. L'ultima volta si è svolta in Polonia, uno dei paesi europei che ha il maggior numero di centrali a carbone, quindi conosco il greenwashing. Ma ciò che è stato scioccante è vedere che le violazioni dei diritti umani nel mio paese sono dissimulate dai rappresentanti cileni qui a Madrid. Per me hanno perso legittimità."

Lo sfondo del cambiamento climatico è una minaccia esistenziale per la civiltà e ci metterà alla prova in molti modi. Il fallimento della COP25 sta gettando le basi per ulteriori proteste civili mentre la marea degli impatti si abbatte sulle coste di tutte le regioni del mondo.

Essendo i progressi internazionali in via di estinzione, la COP26 sarà senza dubbio un'altra operazione di lifting ecologico, questa volta messa in atto dal partito conservatore neoeletto del Regno Unito che ha politiche ambientali terribili.