Ogni scusa è buona per riesumare una tecnologia costosa, complessa e piena di incognite a lungo termine. Rolls-Royce pensa a mini reattori nucleari per produrre carburante per jet a zero CO2.

I carburanti sono ancora necessari per l'aviazione. Ma per produrre quelli sintetici serve una montagna di energia elettrica. E riecco la soluzione del nucleare, uscito dalla porta principale dei costi, rientra dalla finestra dei mega-appalti.

Rolls-Royce Holdings Plc, l'azienda aeronautica britannica, il secondo costruttore al mondo di motori aeronautici dopo la General Electric, pensa a reattori nucleari come il modo più efficace per alimentare la produzione di combustibile per aviazione sintetica a emissioni zero. L'enorme quantità di energia elettrica prodotta dalle mini centrali potrebbe produrre il carburante senza svuotare le reti elettriche mondiali.

Attingendo alla tecnologia sviluppata per i sottomarini a propulsione nucleare, i piccoli reattori modulari (small modular reactors - SMR) potrebbero essere collocati in impianti di piccole dimensioni, per generare le grandi quantità di elettricità necessarie per assicurare l'idrogeno utilizzato nel processo.

Carburanti sintetici e biocarburanti diventeranno probabilmente il pilastro dell'aviazione nei prossimi decenni, ha affermato l'amministratore delegato di Rolls-Royce Warren East, fornendo propellenti liquidi per la prossima generazione di motori aeronautici prima dell'avvento di alternative completamente elettriche. I reattori che potrebbero alimentare l'estrazione dell'idrogeno sono abbastanza piccoli da essere trasportati su camion e occuperebbero un decimo delle dimensioni di una centrale nucleare.

Un SMR collegato a un impianto di combustibile sintetico "fornirebbe una soluzione molto competitiva", ha dichiarato East in un briefing presso l'Aviation Club di Londra. I costi dell'elettricità sarebbero inferiori del 30% rispetto a quelli di una grande struttura nucleare, in linea con l'energia eolica.

I cosiddetti elettrofuel sono sintetizzati usando anidride carbonica o monossido di carbonio catturati da combustioni molto energivore, come la produzione di cemento, insieme all'idrogeno derivato dall'acqua attraverso l'elettrolisi. In futuro, la cattura diretta del carbonio dall'atmosfera potrebbe interrompere qualsiasi collegamento con le fonti fossili.

Il costo di ciascuno dei 16 impianti inizialmente previsti sarebbe è previsto in 1,8 miliardi di sterline (2,2 miliardi di euro). L'iniziativa di Rolls-Royce fa il paio col tentativo russo di centrali nucleari galleggianti (vedi Centrali nucleari galleggianti), come se l'unico problema di questa delirante tecnologia fosse rappresentato dalle dimensioni degli impianti.

Ogni scusa è buona per riesumare una tecnologia costosa (vedi Il vero costo delle centrali nucleari), complessa e piena di incognite a lungo termine. I combustibili sintetici avrebbero un senso se la loro produzione fosse alimentata da fonti di elettricità sostenibili. Alimentarla con il nucleare farebbe rientrare dalla finestra una fonte energetica che sta uscendo dalla porta principale dei costi, della sicurezza e dello smaltimento delle scorie radioattive.

A pensar male spesso ci si azzecca, così si può ipotizzare che, dietro a questo accanimento per il nucleare, ci sia l'amore per il gigantismo, con il corollario di corruzione che questo si trascina dietro. Il tutto, in chiara controtendenza con le dismissioni di centrali nucleari in tutto il mondo (vedi Denuclearizzazione: la Francia va avanti), e dopo che Hitachi e Toshiba si sono ritirate da importanti progetti proprio nel Regno Unito.