I socialisti spagnoli vincono le elezioni con una piattaforma ambientale esplicita e non banale. Il programma parla di un "esame dei limiti planetari come condizione per il progresso economico."

Il voto in salita nelle regioni minerarie, anche dopo l'accordo per la transizione dal carbone.

Gli spagnoli hanno lanciato la loro sfida dando fiducia a un partito che si è presentato con un programma chiamato "Nuovo corso verde". Il PSOE, che ha condotto una campagna su una vasta piattaforma di transizione ecologica, ha conquistato il 29% dei voti e 123 seggi su 350.

Dovrà formare una coalizione con il partito di sinistra populista Unidos Podemos (UP), anch'esso in prima linea per una decarbonizzazione dell'economia. Si preannuncia una certa instabilità nel Paese, visto che, per governare, sarà necessario l'aiuto di partiti regionali o dello schieramento Ciudadanos di centrodestra.

Difficoltà di governo che non possono oscurare la netta vittoria del partito del guapo Pedro Sanchez. L'incremento del PSOE è stato del 6,1%, qualcosa di assolutamente eccezionale per un partito nel governo, anche fuori dalla Spagna. La partecipazione (al 75,8%) è stata anche del 9% superiore rispetto alle elezioni precedenti del 2016.

In particolare, il PSOE ha ottenuto molti voti nelle regioni minerarie del carbone, dove è stato stipulato un importante accordo per chiudere l'industria estrattiva. A ottobre, il governo aveva concordato con i sindacati e l'industria che 220 milioni di euro sarebbero stati iniettati nelle regioni minerarie nel prossimo decennio, promuovendo regimi pensionistici e riqualificazione.

I media locali hanno descritto i risultati come un "trionfo" con una percentuale di voto socialista vicina al 50% in molte città minerarie. Forse una parte di questa vittoria è dovuta all'impegno a guidare "un'economia giusta e sostenibile," ovvero il primo dei sette impegni presi dal PSOE nel programma elettorale.

Il programma ha parlato esplicitamente di un "Green New Deal", un nuovo corso verde, cioè "un nuovo contratto sociale, un nuovo patto tra capitale, lavoro e pianeta". Ciò significa "massima efficienza nell'uso delle risorse naturali" e sviluppo di "tecnologie meno inquinanti e con minore impatto sulla biodiversità, in particolare le energie rinnovabili e la creazione di lavori verdi in ogni settore".

Il New Deal verde era stato anche proposto e reso popolare negli Stati Uniti dalla congressista Alexandria Ocasio-Cortez (vedi Emissioni-zero: le reali possibilità di cambiamento). A gennaio il primo ministro Pedro Sanchez aveva detto ai leader economici mondiali che non avrebbero dovuto temere la politica, con la proposta di un enorme pacchetto di stimolo per infrastrutture e industria sostenibile.

Il PSOE ha proposto di rivedere la costituzione spagnola includendo "la considerazione dei limiti planetari come condizioni per il progresso economico", insieme ai principi di precauzione e al principio di non ritorno, in termini legali, una garanzia di non emendare la legge ambientale se questo riduce l'inquinamento.

Prima delle elezioni, il PSOE aveva proposto una delle leggi climatiche più aggressive del mondo. La legislazione ha impegnato il governo a ridurre le emissioni di gas serra al 90% dei livelli del 1990 entro il 2050, vietando il fracking e cessando i sussidi per i combustibili fossili.

Al governo con una maggioranza sottilissima dallo scorso giugno, dopo un ribaltone politico non elettorale, il PSOE ha promosso il settore delle energie rinnovabili demolendo un'imposta emblematica sull'energia solare e impegnandosi a installare 6.000-7.000 MW di energia rinnovabile ogni anno fino al 2030.

Il Partito popolare conservatore, che per otto anni al potere si è distinto per aver distrutto l'industria delle energie rinnovabili del paese, ha subito un'enorme sconfitta. Il suo numero di poltrone è sceso da 137 a 66.