Il colosso dell'e-commerce è responsabile di un gigantesco spreco ambientale attuato per non far perdere valore ai nuovi arrivi. Milioni di prodotti invenduti sono avviati alla distruzione, secondo un'indagine.

L'e-commerce sta creando nuovi rischi ambientali poiché lo shopping online diventa sempre più popolare e sono sempre più numerosi i magazzini che spuntano vicino alle comunità per soddisfare la domanda. Numerosi sono i problemi ambientali, sociali ed economici legati a questo folle modello economico, ne abbiamo già parlato in L'e-commerce inquina e Un mondo di cartone.

La novità è la pratica di distruzione di milioni di prodotti invenduti, secondo una nuova indagine del network britannico ITV News.

ITV ha trovato migliaia di scatole contrassegnate come "distruzione" con all'interno prodotti di elettronica, gioielli, libri e altri oggetti nuovi o resi. La testata giornalistica ha ripreso la pratica con una telecamera nascosta presso il centro di distribuzione di Dunfermline in Scozia. Alcune delle merci sono state poi rintracciate nei centri di riciclo e in una discarica.

Tutto ha avuto il suo culmine nella settimana appena passata, con l'inizio dell'Amazon Prime Day, durante il quale le vendite salgono di solito fino al 60% in più rispetto all'anno precedente. La pratica della distruzione è una barbara pratica commerciale che ha lo scopo di dirottare la clientela sui nuovi arrivi. I prodotti invenduti, o quelli resi, ma in buono stato, potrebbero sottrarre clienti e mercato ai prodotti lanciati di fresco sul mercato.

È una pratica molto diffusa, che si fa spesso di sottecchi, di cui abbiamo già parlato per esempio a proposito di Apple (vedi Il greenwashing di Apple).

Un altro problema che acuisce il fenomeno è quello dei resi facili, pratica che Amazon sta attuando, per convincere sempre più utenti ad affidarsi ai loro servizi. Questo problema si concretizza in un enorme aumento di sprechi ed emissioni.

Secondo un documento interno ottenuto da ITV News, circa 124.000 articoli solo nel capannone di Dunfermline sono stati etichettati come "distruzione" in una sola settimana di aprile. Nello stesso periodo sono stati accantonati solo 28.000 articoli per le donazioni. Circa la metà di tutte le cose che vengono cestinate sono cose che le persone hanno restituito, sostiene un ex dipendente di Amazon. Mentre l'altra metà è "non aperta e ancora nel suo involucro termoretraibile", sempre a detta dell'ex dipendente.

"Cose da crepacuore. Non c'è ragione per uno spreco del genere: anche articoli di qualità, richiestissimi, come ventilatori Dyson, Hoover, MacBook e iPad; l'altro giorno, 20.000 mascherine Covid, ancora nei loro involucri", ha dichiarato l'ex dipendente a ITV News, mascherato e con la voce distorta elettronicamente.

Altre indagini hanno anche scavato nei cumuli di rifiuti di Amazon. L'equivalente di un carico di merci a settimana è stato avviato alla distruzione in un altro magazzino in Germania, secondo un'indagine del gruppo ambientalista Greenpeace quest'anno. E nel 2018, Amazon ha distrutto più di 1500 tonnellate di prodotti in Francia, secondo la stazione televisiva francese RTL.

"È una quantità inimmaginabile di spreco non necessario, ed è semplicemente scioccante vedere una società multimiliardaria liberarsi di preziose cose nuove in questo modo", ha detto a ITV News Sam Chetan-Welsh, attivista di Greenpeace.

Amazon nega l'invio di prodotti alle discariche, affermando che la discarica identificata da ITV è in realtà un sito di riciclo. "Stiamo lavorando per l'obiettivo di zero smaltimento dei prodotti e la nostra priorità è rivendere, donare a organizzazioni di beneficenza o riciclare i prodotti invenduti", ha affermato Amazon nella sua dichiarazione. Chiunque mastichi di materie ambientali sa che anche il riciclo di oggetti nuovi è uno spreco intollerabile, e che dovrebbe essere utilizzato prioritariamente il riuso, quando possibile (vedi Le 5 erre, ovvero le categorie energetiche del riuso), come in questo caso. Discarica o riciclo fa poca differenza: prodotti nuovi non possono essere distrutti per motivi futili.