Non basta scoraggiare gli investimenti che favoriscono il riscaldamento mondiale: le autorità mondiali stanno facendo pressione sulle banche per disinvestire da attività nocive per la biodiversità.

Abbiamo visto (Banche verdi crescono) che il mondo finanziario è convinto che il cambiamento climatico rappresenti un rischio per l'economia mondiale, ma ora sta maturando la consapevolezza che la perdita di biodiversità sia un rischio altrettanto importante. Tanto che si indicano sempre più spesso il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità come le "crisi gemelle". In particolare, una recente analisi sull'economia della biodiversità, commissionata dal governo britannico, chiamata "The Dasgupta review", conclude che il sistema economico dipende molto dalla biodiversità.

Questo fatto preoccupa il settore finanziario, dato che la biodiversità del mondo sta diminuendo più velocemente che in qualsiasi altro momento della storia umana: per esempio, si stima che 1 milione di specie sia a rischio di estinzione.

I ministri del clima e dell'ambiente del G7 hanno riconosciuto "con grave preoccupazione che le crisi senza precedenti e interdipendenti del cambiamento climatico e della perdita di biodiversità rappresentino una minaccia esistenziale per la natura, le persone, la prosperità e la sicurezza".

Ma non è solo un problema di sicurezza: c'è anche una delicata questione di responsabilità. Esattamente come le istituzioni finanziarie hanno la responsabilità di garantire di non essere un canale per riciclare il denaro dell'attività criminale, sta crescendo la convinzione che il settore finanziario abbia la responsabilità di preservare la natura, e garantire di non favorire chi la sta distruggendo.

Per questo è stata lanciata una Taskforce internazionale sulla divulgazione finanziaria legata alla natura (Taskforce on Nature-related Financial Disclosures - TNFD). Nei prossimi due anni, la TNFD svilupperà un quadro per le banche, per valutare i rischi legati alla natura, che comportino rischi finanziari immediati e materiali, così come organizzativi e sociali. Questa struttura è stata approvata dai ministri delle finanze del G7.

La TNFD avrà il compito di deviare il flusso di capitale in tutto il sistema finanziario mondiale dalle attività che causano la distruzione della natura, o sono "negative per la natura", verso quelle che sono "positive per la natura". Tutto lascia supporre che le banche considereranno il "rischio biodiversità" come fattore invalidante per concedere finanziamenti.

Per esempio, c'è un corpo di prove che dimostra che l'Australia è esposta a rischi fisici legati alla natura, dato il fragile stato di ecosistemi come la Grande Barriera Corallina. Altro esempio: è stata dimostrata la responsabilità dell'agro-industria sul collasso delle colonie di impollinatori. Un terzo del nostro cibo dipende dalle api e i loro servizi di impollinazione valgono diversi miliardi di dollari all'anno per il settore agricolo. Ma le popolazioni di api in Europa, Stati Uniti e Cina sono state devastate.

Le api sono minacciate da epidemie e parassiti, oltre che da una lunga lista di altre pressioni come l'inquinamento, l'uso di pesticidi, l'agricoltura intensiva, l'introduzione di specie aliene e il cambiamento climatico. Questo è un rischio materiale per la filiera agricola.

È necessario considerare il potenziale cambiamento nel comportamento degli investitori e dei consumatori. La preferenza dei consumatori per prodotti consapevoli della sostenibilità è in crescita da un po' di tempo. Sul fronte degli investimenti, c'è un interesse crescente per gli investimenti in attività positive per la natura su larga scala. Il successivo disinvestimento dalle attività negative per la natura, è solo una questione di tempo.