L'azoto è essenziale per la vita sulla terra e fondamentale per l'agricoltura. È necessario dismettere l'azoto sintetico e gestire meglio quello organico.

L'agricoltura si basa sull'azoto reattivo per incrementare la crescita delle colture. Storicamente, il ruolo di apporto di azoto è stato fornito dai concimi animali e dalla fissazione naturale dell'azoto da parte delle leguminose come piselli e fagioli.

Negli ultimi decenni, la pressione per aumentare i raccolti, necessari a nutrire le popolazioni in crescita, ha spinto la produzione industriale di fertilizzanti sintetici da combustibili fossili in modo esasperato.

Nella corsa per produrre cibo, abbiamo trascurato gli impatti negativi del sovraccarico sul pianeta di azoto reattivo. Il nuovo rapporto Fixing Nitrogen, a opera della Soil Association, esplora ulteriormente questo aspetto.

I fertilizzanti sintetici dipendono dai combustibili fossili per la loro produzione: secondo alcune stime, rappresentano circa il 5% del consumo globale di gas naturale e hanno una forte impronta di emissioni nella produzione. Ma la maggior parte dell'impatto climatico dell'azoto proviene dalle emissioni di protossido di azoto (o N2O) dai terreni a cui vengono applicati i fertilizzanti.

Il protossido di azoto è un gas a effetto serra molto più potente della CO2, ma di lunga durata. In termini pratici, il suo effetto riscaldante dura almeno un secolo. Nonostante questo, il protossido di azoto è sfuggito all'attenzione delle politiche agroclimatiche, concentrate invece sul metano, principalmente sulle vacche. Il metano è potente quanto il protossido di azoto, ma il suo effetto serra è di breve durata, circa dodici anni.

La contabilità globale dei gas a effetto serra non è riuscita ad affrontare adeguatamente la differenza tra emissioni di lunga durata e di breve durata, ma man mano che la scienza si sviluppa, l'enfasi sembra spostarsi. I prossimi anni potrebbero vedere un cambiamento fondamentale nel focus climatico sull'agricoltura, con l'azoto, in particolare il protossido, al centro della scena.

Gli alimenti proteici concentrati sono il fondamento dell'allevamento zootecnico intensivo mondiale. Senza la soia, il mais, il grano e altre colture alimentari di base, questi sistemi intensivi non funzionerebbero. Si sa molto sull'impatto sul clima dei mangimi per animali in termini di spinta alla deforestazione, ma si sa meno su quanto questi sistemi consumino in azoto.

In Europa, ad esempio, i mangimi per animali rappresentano l'80% di tutti gli input di azoto. Si tratta in gran parte di monocolture ad alto rendimento, ma voraci di fertilizzanti come il mais, che hanno una cascata di implicazioni anche per la diversità della fauna selvatica.

È più che mai fondamentale, per raggiungere l'obiettivo della stabilità climatica entro il 2050, arrivare a essere ad azoto zero netto il prima possibile. Per l'agricoltura, questo significa alcuni rapidi cambiamenti:

1. sprecare meno azoto (quasi il 50% dell'azoto applicato nel Regno Unito viene perso in aria e acqua);
2. riciclare più azoto, passando così a sistemi agroecologici che chiudono i circuiti dell'azoto;
3. passare ai fertilizzanti organici. Gli agricoltori biologici riescono a fare a meno di quelli sintetici, e molti agricoltori non biologici lo stanno scoprendo, risparmiando sui costi.

Il ridotto uso di azoto sintetico migliora la salute del suolo e la diversità ecologica, rendendo i sistemi agricoli più resistenti ai cambiamenti climatici.