L'associazione EuPC (European Plastic Converters) sollecita una proroga sulla direttiva sulle materie plastiche monouso, almeno fino alla fine dell'emergenza pandemica.

La pandemia sta causando il caos in Europa e nel mondo, non solo sulle economie nazionali ma anche sulle società e sulle comunità. Anche la tutela dell'ambiente sta andando a farsi benedire, sia per il ritorno acritico all'usa-e-getta, sia per le quantità sterminate di mascherine e guanti (guarda caso, usa-e-getta) che intasano il nostro sistema di gestione dei rifiuti.

Non è un caso che l'EuPC, l'associazione di categoria a livello UE, dei trasformatori di materie plastiche, chiede che la direttiva sulle materie plastiche monouso (vedi UE: guerra alla plastica monouso) venga rinviata fino a quando la situazione non si normalizza.

In una recente intervista con France 24, l'amministratore delegato di EuPC, Alexandre Dangis, ha affermato che l'organizzazione ha "pubblicato una lettera aperta inviata alla Commissione europea" in cui "ha sostenuto che l'attuazione della direttiva sulle materie plastiche monouso e qualsiasi altro iniziative regolamentari essenziali negli Stati membri dovrebbero essere sospese."

 "Ora l'industria ha bisogno di stabilità per poter continuare tutti i suoi sforzi per combattere la pandemia ed evitare fallimenti e perdite di posti di lavoro," ha aggiunto.

Secondo l'organizzazione, i prodotti in plastica che proteggono sono fondamentali nella lotta contro la crisi COVID-19 in Europa. Dispositivi medici e dispositivi di protezione individuale vengono prodotti con tutte le capacità disponibili e sono solo gli esempi più ovvi di come i prodotti in plastica aiutano a combattere la pandemia.

Ma, secondo EuPC, molte altre applicazioni stanno dando importanti contributi al funzionamento della nostra società e della nostra economia in questa crisi.

Sono esempi i pavimenti in vinile antibatterico negli ospedali, e le attrezzature per la pulizia e l'imballaggio di saponi, disinfettanti e alimenti. Secondo EuPC la plastica è necessaria per aiutare a combattere la pandemia. Soprattutto gli imballaggi in plastica sono estremamente importanti per garantire il funzionamento delle filiere di approvvigionamento per alimenti e altri beni essenziali che avrebbero potuto essere distrutti durante questa crisi.

Con grande sforzo, le aziende non precedentemente coinvolte nella produzione di dispositivi di protezione individuale o dispositivi medici stanno cambiando le loro linee di produzione per fornire questi beni tanto necessari.

Le affermazioni di Dangis sono tutte vere: la plastica è importante, soprattutto oggi in emergenza COVID. Però non si capisce il nesso logico tra favorire l'uso della plastica e rimandare l'iniezione di plastica riciclata nella filiera. Non si capisce in che modo l'afflusso di plastica riciclata potrebbe ostacolare, o addirittura rendere impossibile, la produzione di questi delicati mezzi tecnici anti-pandemia.

Forse Dangis vuole dirci che l'industria della plastica non è ancora pronta per iniziare a lavorare in maniera circolare? Se così fosse, sarebbe un'affermazione piuttosto grave.

La nostra impressione è che per i produttori di plastica questo sia un periodo di vacche grasse, e che queste persone non vogliano perdere neppure un centesimo di questo affare, rimandando sine die i loro obblighi precisi in fatto di riciclo ed economia circolare.