La quantità di energia utilizzata dalla minoranza ricca fa impallidire quella della maggioranza più povera. occorre una ripartizione più equa. Il problema è: possiamo aumentare l'energia a disposizione dei poveri senza sacrificare gli obiettivi climatici?

Il denaro non è l'unico aspetto della disuguaglianza che colpisce il nostro pianeta. Esiste un grande divario tra le risorse e l'energia consumata ogni giorno dai ricchi, rispetto a quanto poco è a disposizione dei poveri (vedi I ricchi uccidono il pianeta). Nel 2017, l'82% di tutta la ricchezza creata è caduta nelle mani dell'1% più ricco. Questa disuguaglianza è testimoniata dal fatto che circa un miliardo di persone non ha accesso all'elettricità.

È un problema non da poco, perché l'umanità ha certamente il problema di combattere il cambiamento climatico, e quindi la necessità di ridurre l'energia e le emissioni di CO2 in tutto il mondo. Ma abbiamo anche il dovere di farci carico delle persone che non hanno l'energia di base per vivere. La soluzione è chiara, ma durissima da attuare: aumentare l'energia a disposizione dei poveri e ridurre il consumo di energia dei ricchi. Porre fine alla povertà inizia col diminuire questa realtà, ma occorre anche farlo senza compromettere gli obiettivi ambientali.

Per fortuna, pare che gli obiettivi non siano in contrasto tra di loro, come invece intuitivamente sembrerebbe: uno studio del 2017 pubblicato su Nature dimostra che aumentare (di poco) il reddito di coloro che si trovano in estrema povertà non mette a repentaglio gli obiettivi climatici. Detto in soldoni, anzi in soldini, visto che di questo si tratta, se si elevasse il reddito dei più poveri al valore di 1,90 dollari, non ci sarebbe impatto sul clima, mentre se lsi arrivasse a 2,97 dollari al giorno, qualche problema ci sarebbe. Come dire: possiamo permetterci di combattere la povertà estrema, ma non la povertà tout court.

Comprendere il consumo energetico quotidiano delle persone è un inizio per risolvere questo problema. Uno studio di questo marzo ha prodotto un modello che usa i dati dell'Agenzia internazionale per l'energia e della Banca mondiale per visualizzare come l'energia sia stata utilizzata nel 2011 e come variava in base al reddito. È stata presa in considerazione sia l'energia diretta, ovvero quella utilizzata in casa per il riscaldamento e l'elettricità, sia quella indiretta, incarnata nei beni e servizi che utilizziamo, così come nelle loro filiere di produzione

I risultati mostrano un grande divario energetico, favorito dall'uso di prodotti e servizi ad alta intensità energetica da parte dei più abbienti. Nel 2011, il dieci per cento più ricco ha consumato il 39 per cento dell'energia finale, quasi equivalente al consumo totale dell'80 per cento più povero. Inoltre, il dieci per cento più povero ha consumato 20 volte meno del dieci per cento più ricco.

Le fasce di reddito più basse utilizzano principalmente energia diretta. Man mano che si sale nel reddito, le persone iniziano a spendere di più per la casa, la mobilità, i veicoli, le vacanze e gli articoli di lusso, beni e servizi indiretti ad alta intensità energetica. La sperequazione energetica legata ai trasporti è particolarmente netta. Il dieci per cento più ricco ha utilizzato 187 volte più energia derivante dal carburante rispetto al dieci per cento più povero. Ciò equivale a circa il 45% dell'energia totale per il trasporto terrestre e circa il 75% per il trasporto aereo.

Questi dati suggeriscono misure fiscali come prelievi per viaggiatori frequenti e tasse sull'energia su beni e servizi ad alte emissioni e non essenziali.