Il miliardario è croce e delizia della criptovaluta più famosa al mondo. Con le sue speculazioni, e soprattutto con le sue opinioni, determina il valore dei Bitcoin, nel bene e nel male.

Un recente tweet di Elon Musk, amministratore delegato e padre-padrone di Tesla, afferma che la famigerata azienda di auto elettriche accetterà transazioni in Bitcoin solo quando i miners “mineranno” usando per la maggior parte energia rinnovabile. Il multi-miliardario ha affermato di credere fermamente che “le criptovalute hanno un futuro promettente ma (a quanto pare) il loro successo non può gravare all’ambiente”.

Ricordiamo che a febbraio Tesla aveva acquistato btc per un valore di 1,5 miliardi di dollari, annunciando che a breve l’azienda avrebbe accettato pagamenti con la moneta virtuale (vedi Elon Musk nemico dell'ambiente). Ma, poco dopo, date le proteste degli ambientalisti, si era ricreduto, annunciando la vendita dei bitcoin e la rinuncia al programma finanziario di Tesla.

Queste evoluzioni però, hanno generato numerosi sospetti di speculazione nei confronti del tycoon col parrucchino, che ha inevitabilmente guadagnato da questi presunti cambi di opinione, comprando bitcoin a poco e vendendoli a prezzo elevato. L’azienda è stata inoltre pesantemente criticata dalla bislacca community dei crypto-entusiasti che, pare, si senta tradita.

Il problema dell'energia divorata dai bitcoin è reale. Tutto nasce dal fatto che la garanzia di validità delle transazioni è affidata a un meccanismo competitivo che grava sulla blockchain, il registro distribuito dei bitcoin. Questo ha un impatto tremendo sul cambiamento climatico, rispetto ad altre criptovalute.

I miners di bitcoin, come anche quelli di altre criptovalute in realtà, vengono pagati come revisori delle transazioni. Ogni transazione è rappresentata da un "blocco," una sorta di “scatola” con un lucchetto virtuale. L'insieme di questi blocchi è chiamato “blockchain”. La chiave di questi lucchetti ("hash") è un codice di 25-35 caratteri generati casualmente.

Il lavoro di verifica e propagazione della transazione nel registro è compensato con bitcoin nuovi di zecca, creati dal miner con la stessa logica del 'minatore' da cui prende il nome. Ma il (lauto) compenso spetta solo a chi per primo indovina l'hash di ogni singola combinazione. Per poter arrivare al risultato, i miners mettono dunque al lavoro enormi quantità di computer per azzeccare per primi il codice giusto, con l'ovvia spaventosa quantità di energia impiegata per ogni singola transazione.

Secondo nuovi dati dell’Università di Cambridge il consumo elettrico dedicato al mining si aggira ai 120 Terawatt/h ogni anno. Per far un esempio concreto, il solo network di Bitcoin consuma in un anno lo stesso consumo di energia di una nazione come il Cile.

Quando ci sarà conferma di un uso ragionevole (almeno 50%) di energia rinnovabile da parte dei miners, Tesla riprenderà a consentire le transazioni in Bitcoin”, ha twittato Musk. Dopo questo tweet, il valore del bitcoin è schizzato salendo del 5,1%.

Musk ha anche rivelato che Tesla ha già venduto circa il 10% dei bitcoin in suo possesso. Il mondo finanziario ha visto in questo una conferma che il sistema bitcoin non è così sensibile a singole mosse da super-ricchi come si temeva. Si tratta invece di un valore piuttosto solido.

Musk sembra confuso o come minimo ha sentimenti contrastanti sulla criptovaluta. Prima l'ha abbracciata con entusiasmo, poi l'ha scaricata senza pensarci troppo, ora l'ha rivalutata sotto particolari condizioni. Condizioni che però non sembrano sufficienti a corroborare la sua immagine presso gli ambientalisti, quali si ritengono gli acquirenti della sua Tesla. Non è sufficiente l'origine rinnovabile dell'energia dei bitcoin. Uno spreco è sempre uno spreco, (vedi Cingolani punta tutto sull'auto elettrica) ed è inaccettabile in sé.

Altrettanto preoccupante è la dipendenza della comunità dei bitcoin dalle sue twittate: ogni volta che ne parla si verifica un’impennata e poi eventuale caduta del suo valore nel mercato, tanto che è stato coniato il cosiddetto “Effetto Musk”. Alcuni sono così infastiditi dal suo manipolare il mercato che è stata creata una moneta dedicata al fermarlo: la criptovaluta $StopElon.