Patatine, cioccolato, formaggio: non sempre la spazzatura è dentro. Più spesso il problema sono gli imballaggi. Le leggi e la sensibilità dei consumatori non servono a nulla: i marchi di alimenti non stanno facendo abbastanza per rendere gli imballaggi riciclabili.

 Un'indagine del sito Which? sottolinea la necessità per l'industria alimentare di raddoppiare gli sforzi per rendere i suoi imballaggi più facilmente riciclabili per i consumatori.

La testata britannica, famosa per le indagini sui consumi, ha testato 89 delle linee di cibo più vendute del Regno Unito, e ha riscontrato che solo un terzo, per l'esattezza il 34%, ha imballaggi completamente riciclabili nella raccolta domestica. Oltre il 40 per cento dei prodotti, inoltre, non ha fornito informazioni sulla riciclabilità o meno della confezione. Le patatine, il cioccolato e il formaggio sono stati identificati tra le categorie di alimenti meno virtuose.

Which? sostiene che la responsabilità di questo stato sia condivisa tra i produttori alimentari e i governi. Il loro ruolo dovrebbe essere quello di migliorare la progettazione degli imballaggi e l'etichettatura dei prodotti per aiutare i consumatori nel riciclaggio. Allo stato attuale, invece, paiono alimentare la già presente confusione.

Tutto questo avviene in un periodo in cui molte categorie di consumatori chiedono a gran voce che i produttori prendano sul serio la sostenibilità, con imballaggi facili da riciclare. Ma se si vuole andare oltre la fuffa del marketing, occorre fare investimenti seri per massimizzare l'uso di materiali riciclabili e riciclati, e garantire che i prodotti siano etichettati correttamente.

Per ridurre i rifiuti che vanno in discarica, gli Stati dovrebbero rendere l'etichettatura obbligatoria, semplice e chiara, consentendo agli acquirenti di sapere esattamente come smaltire gli imballaggi sui prodotti che consumano.

Il confezionamento delle patatine ha dato i risultati peggiori, con solo il 3% risultato riciclabile. I tubi delle Pringles, notoriamente difficili da riciclare, sono particolarmente oggetto di critiche, visto che i loro coperchi di plastica sono l'unico elemento di imballaggio riciclabile tramite la raccolta dei rifiuti domestici, secondo le indagini.

Altri tipi di patatine, come le Quavers (poco diffuse in Italia), hanno le buste esterne delle confezioni multiple riciclabili, ma le singole buste delle patatine non lo sono. La mancanza di un'etichetta chiara rende la situazione insostenibile, visto che molti consumatori gettano nell'indifferenziato anche i sacchetti esterni.

La Kellogg's proprietaria del marchio Pringles, afferma di essere al lavoro per migliorare la riciclabilità dei suoi prodotti, compresi i tubi Pringles. Ha evidenziato gli obiettivi dell'azienda di imballaggi riciclabili, compostabili o riutilizzabili al 100% entro la fine del 2025 e la sua partnership con la società di riciclaggio Terracycle nel Regno Unito, che consente ai consumatori di lasciare i loro tubi Pringles usati per il riciclaggio in determinate località del paese. Un po' poco, vista l'invasione di questi tubi. Secondo Kellog's, è importante che i tubi Pringles siano robusti, per mantenere le patatine in perfette condizioni.

L'indagine ha anche valutato le barrette di cioccolato più vendute nel Regno Unito, anche qui con risultati piuttosto deludenti. Si salvano solo le barrette Galaxy Smooth, che hanno imballaggi riciclabili al 100%, ma anche qui l'imballaggio rischia di essere gettato nell'indifferenziato a causa della mancanza di un'etichettatura chiara.

Anche Nestlé, produttore di Kit Kat, ha affermato di essersi impegnata a garantire che tutti i suoi imballaggi siano riciclabili o riutilizzabili entro il 2025, inclusa l'eliminazione delle plastiche non riciclabili, e anche qui è in piedi la consueta partnership con TerraCycle che consente la raccolta diretta per il riciclaggio in 300 punti in tutto il Regno Unito. Nestlé ha aggiunto che sta investendo 1,9 miliardi di euro per abbandonare la plastica vergine, oltre a creare un Istituto di scienze dell'imballaggio "per valutare e sviluppare vari materiali di imballaggio sostenibili e per collaborare con partner industriali per sviluppare nuovi materiali e soluzioni di imballaggio".

Diversi marchi di formaggio si sono salvati, ma anche qui gli imballaggi riciclabili servono a poco, se mancano le corrette informazioni sulle etichette. Fanno eccezione la confezione del Philadelphia, prodotta da Cadbury e Mondelez International, proprietaria del marchio Dairylea, che sono risultate riciclabili, e correttamente etichettate, secondo l'indagine.

Il formaggio Baby Bel, invece, è stato individuato come uno dei peggiori, a causa della difficoltà nel riciclare la plastica rossa e il rivestimento di cera. Baby Bel afferma che l'azienda è impegnata a raggiungere imballaggi riciclabili o compostabili al 100% entro il 2025, e che sta per distribuire imballaggi con un'etichettatura più chiara sul riciclaggio. Oltre a questo, rimarca l'immancabile collaborazione con TerraCycle per riciclare tutti gli elementi dell'imballaggio del formaggio Baby Bel. Sembra un disco rotto.

Gli unici marchi che si discostano da questa tiritera sono Mondelez International e il gigante del marchio alimentare Mars, che possiede M&Ms e Galaxy: questi non hanno nemmeno risposto.