Paradossi commercial-climatici: il birrificio scozzese BrewDog diventa il primo marchio di birra a emissioni di CO2 negative. Combattere il clima bevendo birra: questa l'illusione dei marketing men.

BrewDog è un birrificio che si autodefinisce con un ossimoro: il più grande produttore di birra artigianale del mondo. Oltre ad avere questo singolare primato, indimostrabile, ma che nessuno può oggettivamente contestargli, BrewDog ha pure annunciato che diventerà produttore di birra a CO2 negativa: vale a dire che ogni litro di birra prodotto, avrà rimosso più anidride carbonica dall'atmosfera rispetto a quella che ha comportato la sua produzione.

Artifizi contabili. Ma almeno salutiamo con favore questo tentativo, da parte di un marchio internazionale di birra, di combattere i cambiamenti climatici e avere un impatto positivo sul pianeta.

Nei prossimi giorni, BrewDog si è impegnata a rilasciare un programma di azione per il clima e un rapporto sulla sostenibilità che consisterà in 39 milioni di dollari di investimenti verdi in tutta la sua attività. Per questi sforzi, BrewDog ha acquistato 830 ettari di Highlands scozzesi a nord di Loch Lomond, in Scozia, per creare la BrewDog Forest, dove prevede di piantare un milione di alberi nei prossimi anni, a partire dall'inizio del 2021. Il produttore di birra prevede inoltre di creare un campus su quei terreni, che ospiterà ritiri sostenibili e seminari per il pubblico in generale.

Visto che la foresta non sarà disponibile da subito, BrewDog ha previsto pure il periodo di transizione, in cui lavorerà con partner esterni su una serie di progetti, ritenuti degni per il loro impegno verso la biodiversità e le comunità locali.

Questa campagna marketing è stata studiata da mesi con fior di consulenti, che hanno curato in maniera particolare il processo di calcolo dell'impronta di carbonio di BrewDog e la progettazione del piano di rimozione della CO2. Il tutto, come detto, costa 39 milioni di dollari, al cambio attuale 33 milioni di euro, investiti in infrastrutture verdi per supportare l'azienda nella riduzione delle emissioni di carbonio.

Nei suoi stabilimenti negli USA, sono previsti pannelli solari per alimentare il birrificio di Columbus, Ohio e la sede centrale degli Stati Uniti, una coltura luppolo e un meleto aggiunti al campus del birrificio, un impianto di trattamento delle acque reflue, un digestore anaerobico e vari veicoli elettrici per le consegne.

Per quanto riguarda la sede scozzese. presso Ellon, il processo consta di una centrale eolica per alimentare il birrificio e i bar del Regno Unito, la trasformazione dei residui di cereali in biogas per alimentare il birrificio, un digestore anaerobico in loco per trasformare le acque reflue in acqua pulita e produrre CO2 per uso alimentare per le bollicine delle birre, ancora veicoli elettrici, e riduzione dei km percorsi dai furgoni per la consegna delle birre grazie all'ottimizzazione dei percorsi.

Insomma, magari non è del tutto credibile la favoletta del carbonio negativo, ma il birrificio si sta davvero impegnando. Speriamo che il suo comportamento diventi uno standard.