L'idrogeno è visto da ampi settori della politica e dell'industria come un  possibile passaggio dolce alle energie rinnovabili. Ma molte aziende lo stanno utilizzando come greenwashing, un lavaggio verde anche di pratiche ambientalmente scellerate, come il caffè in cialda.

La Nespresso, un'azienda che svolge un'attività estremamente inquinante (vedi Il greenwashing e la favola del colibrì), sta effettuando consegne in Svizzera con camion alimentati a idrogeno "verde", prodotto da Alpiq a Gösgen, Svizzera, utilizzando energia idroelettrica.

Stanno consegnando delle controversissime cialde di caffè in maniera eco-compatibile. Peccato che le cialde di caffè siano l'emblema del design non sostenibile, costose piccole cialde, trionfo della praticità sulla sensibilità ambientale. Per anni, Nespresso ha fatto tutto il possibile per renderli ecologici con programmi di riciclaggio, trasformandoli in arte, in prodotti eco-fighetti, in greenwashing (vedi Caffè in capsule: Nespresso si difende).

Nulla, però, potrebbe cambiare il fatto che ci vuole molta energia e spreco di preziosissimo materiale, per confezionare un cucchiaino di caffè incapsulato nell'alluminio. E, nonostante tutta la propaganda ecologica, la maggior parte di essi va in discarica o all'inceneritore, perché la parola d'ordine, come sempre, è la convenienza.

Nespresso è solo l'ultima a essere salita sul carro dell'idrogeno, cosa che sembra una moda in tutta Europa. Il governo tedesco ha appena annunciato che sta investendo 9,78 milioni di dollari in 62 progetti di idrogeno. La Germania vuole diventare il numero 1 al mondo nelle tecnologie dell'idrogeno. Per questo, stanno ripensando alla mobilità, dal sistema di alimentazione all'infrastruttura di rifornimento.

Attualmente, il traffico dipende ancora per oltre il 95% dall'uso di combustibili fossili. C'è quindi bisogno di una mobilità che si basi su energie rinnovabili. L'idrogeno verde e le celle a combustibile sono, tra tutte le tecnologie di trasporto, una grande opportunità in aggiunta ai veicoli a batteria. In pratica, si tratta di favorire una certa diversità tecnologica, una sorta di convergenza da più lati verso le energie rinnovabili.

Ecco perché molti governi sostengono la tecnologia delle celle a combustibile come produttori di veicoli e componenti. In Francia, la Torre Eiffel è stata ricoperta dalle parole "Le Paris de l'hydrogène," celebrando il fatto che il monumento è illuminato con l'idrogeno.

Molti ambientalisti sono ancora scettici sull'idrogeno. Nel caso della Tour Eiffel, per esempio, si usa elettricità per generare idrogeno, con una perdita di energia del 50%, quindi si usa l'idrogeno per generare elettricità con un altro 25 percento di perdita, e poi si illumina la Torre Eiffel, con una perdita del 62,5% (50% + il 25% del rimanente 50%).

L'idrogeno, in realtà, avrebbe senso per molte cose, tra cui la produzione di ammoniaca per i fertilizzanti e la sostituzione del coke nella produzione di acciaio. Per il resto, realisticamente, ci sono pochissime cose che può fare meglio dell'elettrificazione diretta. Chiunque si aspetti che l'idrogeno diventi un prodotto onnipresente ed economico è destinato a rimanere deluso.

L'uso dell'idrogeno per lo stoccaggio dell'energia elettrica o per il riscaldamento domestico non ha senso. E, contrariamente a quanto affermano i ministri tedeschi, per il trasporto terrestre appare una battaglia persa. Uno spiraglio tecnico potrebbe essere rappresentato dai grandi camion (vedi Navistar sfida Tesla con l'idrogeno), o dagli aerei leggeri (vedi L'idrogeno pulirà l'aeronautica), vista la rapidità relativa con cui è possibile effettuare il rifornimento.

 Per il resto, questa tecnologia appare un ottimo strumento di greenwashing, come dimostra il caso Nespresso, o un modo per Big Oil per far rientrare dalla finestra le proprie attività, cacciate dalla porta degli accordi di Parigi, vedi L'idrogeno, l'ultima arma di Big Oil.