Chi Siamo

chi siamoSiamo gli operatori del riuso. Facciamo economia circolare da molto prima che diventasse di moda. Oggi che siamo aziende con una dotazione tecnologica e di capitale di tutto rispetto, è ora di far valere la nostra voce.
 
La parola agli operatori del settore

Siamo le piccole e medie aziende che da decenni si occupano di scarti, rottami e rifiuti. Un esercito di ex rigattieri, rottamai, smaltitori, riciclatori, oggi aziende con una dotazione tecnologica e di capitale di tutto rispetto.

Ci hanno sempre trattati come aziende di seconda categoria, così come di seconda categoria erano i materiali che da sempre abbiamo prodotto. Hanno lasciato che una concorrenza selvaggia distruggesse interi settori. Ci hanno sempre considerati al limite della legalità, tartassandoci con leggi borboniche e sommergendoci di burocrazia. Eravamo i modelli della sobrietà, del recupero, del risparmio energetico, tutta roba anti-economica, anti-sociale, buona forse per il libri delle elementari, ma contraria al mantra dell'economia lineare, "estrai-produci-consuma-getta".

Poi, nell'arco di pochi anni, le cose hanno cominciato a girare, il pianeta ora soffre, si riscalda, s'inaridisce, conosce l'esaurimento dei giacimenti, e scopriamo improvvisamente che avevamo ragione noi. Ora i politici, i marketing-men, i lobbisti, i designer scoprono l'economia circolare, e pretendono di insegnare, a noi e al resto del mondo, come si fa. Nascono scuole di pensiero, corsi di formazione, facoltà universitarie, politiche economiche, campagne legislative che si ispirano all'economia circolare, ma a nessuno passa per la testa di far partecipare noi, che l'economia circolare la facevamo quando ancora si chiamava buonsenso, o essere-moralmente-contrari-allo spreco.
Non ci stiamo: ora la parola passa a noi. Siamo una rete, ci possiamo organizzare. Possiamo far sentire la nostra voce, far valere la nostra esperienza, quella di chi si sporca le mani (letteralmente, non metaforicamente) con i problemi concreti legati all'economia circolare. Le nostre idee non sono solo scritte sulla carta o sul display di un tablet all'ultimo grido, sono sorrette dai milioni di tonnellate che ogni anno passano per i nostri impianti, le nostre macchine, i nostri mezzi di trasporto. Senza proclami.

Da adesso, quando si parlerà di economia circolare, ai tavoli dove si decide il futuro, insieme e prima dei politici, dei marketing-men, dei lobbisti delle multinazionali, dei designer, deve esserci il nostro posto, quello degli operatori del settore degli scarti e dei rifiuti. Altrimenti saranno, come sempre, parole al vento, non potranno trovare applicazione concreta e dureranno lo spazio di un comunicato stampa.

Aziende, associazioni, operatori pubblici, singoli cittadini hanno da oggi uno strumento tecnologico, riusa.eu, per farsi conoscere e mettere in condivisione le proprie competenze, i propri impianti, strumenti, tecnologie: tutto quanto possa prolungare la vita delle nostre risorse e rendere la nostra economia più circolare, ovvero indipendente, resiliente e produttiva.

La nostra informazione è rivolta a tutti gli utilizzatori di prodotti, che così hanno la possibilità di trovare il collocamento più conveniente per i propri rifiuti, sia dal punto di vista economico, sia da quello ecologico, energetico, ambientale.

Meno marketing, più numeri

Oggi il green e il circolare vanno di moda, per questo il marketing delle corporation ne abusano, cercando di costruire attorno ai loro brand l'immagine di aziende responsabili e sostenibili. Sul nostro portale smascheriamo quotidianamente il loro greenwashing, ma anche le loro esagerazioni. Due esempi su tutti: Marionnaud e Apple.

Leggiamo su Riciclare anziché riutilizzare le bottiglie di profumo: "Da aprile 2016, Marionnaud, catena europea nel settore della profumeria, ha promosso un'iniziativa sul riciclo raccogliendo 300.000 bottiglie di profumo in 500 negozi distribuiti in tutta la Francia, pari a circa 60 tonnellate di vetro e 10 tonnellate di imballaggi in plastica. Attenzione: non si tratta di riutilizzare le boccette, così costose ed elaborate, ma di frantumarle e riciclarle. 60 tonnellate di vetro in due anni, più o meno quello che un piccolo riciclatore recupera in mezza giornata. Riutilizzare significa selezionare, trasportare, lavare confezioni con grande cura. E soprattutto impegnare il proprio marketing a non cambiare packaging per un certo numero di anni. Troppa fatica: finché ci sono boccaloni, meglio la strada facile."

Da Il robot per il riciclo di iPhone leggiamo: "Apple ha presentato Liam, un robot capace di smontare 1,2 milioni di telefoni l'anno. Un macchinario è in grado di scomporre gli iPhone e separare tutti i componenti che si possono riutilizzare. Le linee di robot in funzione sono due, una in California e una nei Paesi Bassi. Questi sistemi consentono di smontare circa 2 milioni di telefoni all'anno, peccato che gli iPhone venduti ogni anno siano più di 200 milioni." E tutto questo can can mediatico serve per far passare come verde un'azienda che "distrugge sistematicamente cellulari e computer funzionanti per mantenere elevato il valore di mercato del nuovo."

Come si vede, per smontare queste favole bastano un po' di buonsenso e una calcolatrice.