La fine degli abiti usati gettati nei cassonetti gialli
Dallo studio effettuato da Humana People to People e Occhio del Riciclone, è emerso quanto la criminalità organizzata influenzi il traffico illecito di abiti usati.
Da un'indagine svolta e analizzata da
Humana People to People e
Occhio del Riciclone onlus “Indumenti usati: come rispettare il mandato del cittadino?” vengono evidenziati tutti i processi che riguardano la filiera di riciclo dei vestiti usati, i quali finiscono anche per diventare un input ai traffici illeciti, come illustrato dalle inchieste sia sulla Terra dei Fuochi che sulla Mafia Capitale.
Gli abiti usati che, spesso a malincuore, gettiamo nei cassonetti gialli, si pensa vengano consegnati direttamente a chi ne ha bisogno, ma in realtà, non è cosi che vanno le cose, visto anche il rispetto per legge di alcuni passaggi, quali lo stoccaggio, l'igienizzazione e la selezione.
Per quanto concerne il nostro amato Paese Italia, il problema è un altro.
Ogni anno vengono raccolte circa 100mila tonnellate di abiti usati , ma spesso finiscono, come già detto precedentemente, per incentivare e aumentare i traffici illeciti che circondano la Terra dei fuochi e Mafia Capitale, arrivando ad un giro di affari che supera i circa 200 milioni di euro.
L'analisi si sofferma sugli aspetti che non funzionano correttamente e su cui anche le istituzioni dovrebbero avere un occhio di riguardo.
Chi gestisce la filiera di raccolta degli indumenti, non sono sempre enti benefici o imprese, le quali poi rivendono il tutto al dettaglio, ma sembra ci sia lo zampino della mafia e di azioni illecite.
Il compito di regolarizzare il corretto smaltimento, sarebbe dei Comuni, i quali hanno il compito di concretizzarne raccolta e successiva distribuzione.
Karin Bolin, presidente di Humana People to People, spiega a
ilfattoquotidiano.it, che bisogna creare un decreto che illustri nel dettaglio tutti i requisiti che un operatore deve avere nel caso in cui cessi il servizio.
Inoltre, secondo la Bolin, oltre ad avere maggiore controllo, è necessario assicurarsi che all'interno del processo di raccolta non ci siano infiltrazioni da parte della criminalità organizzata.
La segue Raniero Maggini, presidente del centro ricerche Occhio del Riciclone, il quale sostiene che i Comuni devono assolutamente disporre di strumenti che ne garantiscano la trasparenza, oltre ad effettuare la raccolta.
Trasparenza che non esiste, spesso, nei bandi per l'assegnazione del servizio di raccolta degli abiti usati, affiancando agli operatori soggetti che alimentano il traffico illecito.
Nell'inchiesta Mafia Capitale, per esempio, è emerso il grande fenomeno dello spaccio di vestiti.
Gli indumenti, che dovevano essere consegnati ad enti solidali, venivano dati a questi finti operatori, i quali falsificavano i documenti di trasporto e igienizzazione.
Successivamente venivano rivenduti in Africa e nell'Est Europa a prezzi molto elevati.
Oggi però, secondo Maggini, gli avvenimenti di cronaca, hanno fatto in modo che l'attenzione si concentrasse sulla trasparenza e su scelte come quelle fatte dal Comune di Roma, la quale ha deciso di creare un assessorato, presidiato da Alfonso Sabella, portando i cittadini ad avere un ruolo attivo nella raccolta.
Lavorando in regola, non si ha nulla da nascondere, come dice la Bolin, ed è proprio Humana a darne l'esempio, sostenendo 42 progetti benefici nella zone più bisognose, grazie agli oltre 17 milioni di chili di abiti usati raccolti nel mondo, concludendo il migliore dei processi di solidarietà.